Atti di bullismo: il 19,4% degli studenti italiani vi ha assistito a scuola
Il 12,1% degli studenti italiano è stato testimone del consumo di stupefacenti da parte di coetanei o addirittura di episodi di spaccio di droga all'interno delle aree scolastiche. Il 23,6% dei giovani ha dichiarato di aver assistito ad atti di discriminazione tra gli alunni; il 15,7%, inoltre, ha assistito con frequenza a comportamenti discriminatori da parte dei docenti e dei dirigenti: "Nel contesto scolastico – rileva Pierpaolo Triani, docente di scienze della formazione all’Università Cattolica del Sacro Cuore – non mancano, come in ogni ambiente sociale, le difficoltà e le criticità. Accanto all’attenzione si può trovare il disinteresse, al rispetto la prepotenza, al dialogo la chiusura alle ragioni dell’altro, all’osservanza delle regole il tentativo di eluderle, alla collaborazione l’imposizione"
Il 19,4% degli studenti italiani ha assistito ad atti di bullismo a scuola, mentre il 12,1% è stato testimone del consumo di stupefacenti da parte di coetanei o addirittura di episodi di spaccio di droga all’interno delle aree scolastiche.
È quanto emerge dal focus dedicato alla scuola italiana dal Rapporto Giovani 2016 che è realizzato dall’Istituto Toniolo di Milano. Il Rapporto Giovani 2016 è il frutto di una nuova fase di ricerca e mappatura che è partita nell’autunno 2015 con un rinnovato campione di 9 mila giovani tra i 18 e i 32 anni. I temi chiave sono: lavoro, felicità, istituzioni, scuola, Europa e figure di riferimento.
Il focus sulla scuola del Toniolo evidenzia che, purtroppo, non mancano neppure atti illegali. Ha assistito frequentemente allo spaccio o al consumo di sostanze stupefacenti il 12,1% degli alunni, con una percentuale più alta nei giovani che hanno frequentato l’istruzione o la formazione professionale (16,2%) e residenti nel Centro Italia (14,5%) o nel Nord-Ovest (14,4%).
Dal Rapporto Giovani 2016 emerge che per quanto riguarda gli atti di prepotenza tra alunni, il 19,4% dei giovani, con una prevalenza dei maschi (20,4%) rispetto alle femmine (18,3%) ha dichiarato di avervi assistito frequentemente, mentre solo il 35,5% ha risposto “mai”. Atti gravi di prepotenza tra gli alunni si registrano in misura maggiore negli istituti professionali e nei tecnici (26,3%) mentre calano al 16,1% nei licei.
I giovani dichiarano anche, nel 10,3% dei casi, di aver assistito frequentemente ad atti di grave prepotenza da parte di docenti o dirigenti nei confronti degli alunni e solo il 52,4% dichiara di non avervi assistito mai. Anche in questo caso sono maggiormente i giovani che hanno frequentato i percorsi di istruzione e formazione professionale (12,3%) ad affermare di aver assistito spesso ad atti di prepotenza di docenti o dirigenti, seguono poi i liceali (10,6%) e gli studenti dei tecnici (8,5%).
Più della grave prepotenza, però, secondo i giovani, è presente nella scuola la discriminazione. Il 23,6% dei giovani (il 25% delle femmine e il 22,1% dei maschi) ha dichiarato di aver assistito ad atti di discriminazione tra gli alunni; il 15,7% (il 16,6% delle femmine e il 14,8% dei maschi) inoltre, ha assistito con frequenza a comportamenti discriminatori da parte dei docenti e dei dirigenti: «Nel contesto scolastico – rileva Pierpaolo Triani, docente di Scienze della formazione all’Università Cattolica del Sacro Cuore e uno dei curatori del Rapporto Giovani – non mancano, come in ogni ambiente sociale, le difficoltà e le criticità. Accanto all’attenzione si può trovare il disinteresse, al rispetto la prepotenza, al dialogo la chiusura alle ragioni dell’altro, all’osservanza delle regole il tentativo di eluderle, alla collaborazione l’imposizione. Sebbene, fortunatamente, prevalgano gli aspetti positivi, i racconti quotidiani degli alunni e degli insegnanti e gli studi di settore ci parlano di difficoltà relazionali a scuola che possono trasformarsi e assumere anche caratteri di forte gravità».
Ciononostante, la scuola continua ad essere un luogo attrattivo: «Nonostante i dati sugli atti di prepotenza o di illegalità a scuola siano preoccupanti – conclude Triani – la scuola è considerata dagli studenti italiani un luogo positivo di socializzazione e per costruire solidi rapporti. Per questo motivo su questo tema, erroneamente definito come bullismo, occorre evitare indebite generalizzazioni».