“Gesù e i profughi provano l’indifferenza di chi non si assume responsabilità”
"Dal Cenacolo in poi - commenta il Papa - le ore si fanno convulse. Gesù è umiliato nell’animo, con scherni e sputi, e straziato nel corpo con violenza feroce, fino alla condanna iniqua da parte di autorità che hanno altri interessi che fare realmente giustizia"

«Gesù prova sulla sua pelle anche l’indifferenza, perché nessuno vuole assumersi la responsabilità del suo destino. E penso a tanta gente, a tanti emarginati, a tanti profughi, a tanti rifugiati dei quali tanti non vogliono assumersi la responsabilità del loro destino».
Lo ha affermato stamani Papa Francesco, pronunciando l’omelia della Santa messa della Domenica delle palme in piazza San Pietro gremita da 70 mila fedeli. Un paragone, quello fatto dal Papa, frutto del commento del Vangelo della Passione: «Dal Cenacolo in poi – commenta il Pontefice – le ore si fanno convulse. Gesù è umiliato nell’animo, con scherni e sputi, e straziato nel corpo con violenza feroce, fino alla condanna iniqua da parte di autorità che hanno altri interessi che fare realmente giustizia».
Ma c’è ancora il gradino più basso: «Appeso al patibolo – ricorda il Santo Padre -, oltre alla derisione, Gesù sperimenta il misterioso abbandono del Padre, al quale però Lui stesso si abbandona con fiducia totale, senza mai smettere di amare né chi gli è vicino, né chi lo ha messo a morte. Gesù all’apice dell’annientamento, rivela il volto vero di Dio, che è misericordia. Perdona i suoi crocifissori, apre le porte del paradiso al ladrone pentito e tocca il cuore del centurione. Se è abissale il mistero del male, infinita è la realtà dell’Amore che lo ha attraversato, giungendo fino al sepolcro e agli inferi, assumendo tutto il nostro dolore per redimerlo, portando luce nelle tenebre, vita nella morte, amore nell’odio».
Un modo di agire, quello di Dio, che può sembrarci distante: «Mentre a noi – conclude Papa Bergoglio – pare difficile persino dimenticarci un poco di noi stessi. Siamo chiamati a scegliere la sua via, la via del servizio, del dono, della dimenticanza di sé. Possiamo incamminarci su questa via soffermandoci in questi giorni a guardare il Crocifisso, è la “cattedra di Dio”. Vi invito in questa settimana a guardare spesso questa “cattedra di Dio”, per imparare l’amore umile che salva e dà la vita, per rinunciare all’egoismo, alla ricerca del potere e della fama».