Apprezzano il Papa, credono, ma non praticano: ecco i millennials

Apprezzano Papa Francesco, ma hanno difficoltà a capire il linguaggio della Chiesa, conoscono poco Gesù ma credono in Dio, anche se vanno poco a Messa. È questo lo spaccato della generazione dei millennials (i nati tra il 1982 e il 2000) che emerge dalla ricerca “Dio a modo mio. Giovani e fede in Italia”, promossa nell’ambito del “Rapporto Giovani”, indagine realizzata dall’Istituto Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo.
La ricerca, a cura di Paola Bignardi e Rita Bichi, è stata presentata lunedì pomeriggio a Milano: «La nostra ricerca – spiega Paola Bignardi – ha coinvolto 150 intervistati, scelti sulla base di criteri scientifici da un gruppo di docenti universitari, con l’intento di fotografare in maniera dettagliata il rapporto che c’è tra il mondo giovanile e la religione. Ne deriva un sistema complesso, fatto di fede, dubbi e speranza».
A chiarire gli obiettivi del report è stata la sociologa Rita Bichi: «Abbiamo lasciato i ragazzi liberi di esprimersi – racconta – per permettergli di raccontare al meglio pensieri ed esperienze, mettendo in luce quale fosse il loro percorso di fede. La maggior parte dei nostri intervistati ha ammesso di essersi allontanato dalla Chiesa dopo la Cresima e questo ci ha spinto a domandarci quali sono le strade che possono portare a un riavvicinamento».
Un rapporto che l’assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, monsignor Claudio Giuliodori, ritiene prezioso per comprendere il rapporto fra il mondo giovanile e la fede: «Attraverso queste interviste – osserva monsignor Giuliodori – viene fuori un dialogo intimo dei nostri ragazzi con Dio, che è molto presente nella loro vita anche se con una percezione molto personale. Ma soprattutto emerge la netta volontà dei giovani di costruire un dialogo profondo con la loro fede».
L’assistente generale dell’Università Cattolica ha definito fondamentale sviluppare un dialogo con i giovani, poiché si tratta di un mondo estremamente complesso e fluido che assimila, a volte in modo inconsapevole, le trasformazioni del nostro tempo: «Il rapporto dei giovani con la fede – osserva il presule – fa parte di un universo che purtroppo non è mai stato attentamente esplorato e questa ricerca ha il merito di metterci in ascolto delle nuove generazioni».
Secondo Giuliodori, una Chiesa che vuole dialogare con i giovani deve imparare a percorrere le loro strade, senza paura di ascoltare i loro timori: «In questo contesto – conclude – diventa quindi urgente una revisione dell’azione pastorale, per stare accanto ai ragazzi anche quando questi varcano il confine dell’adolescenza per entrare nella vita adulta».