“In pericolo il recupero psicologico dei bambini siriani in fuga dalla guerra”
"Oltre agli evidenti danni psicologici, causati dall’aver assistito a eventi traumatici e violenza estrema, - spiega Ian Rodgers, direttore di Save the Children in Libano - ci sono cause secondarie non adeguatamente monitorate e spesso trascurate, elementi che quotidianamente possono cagionare danni psico-sociali a un bambino che è stato sradicato dalla sua vita e trapiantato in una nuova comunità"

«Il recupero psicologico dei bambini in fuga dalla crisi siriana e il loro sviluppo a lungo termine sono in serio pericolo a causa della mancanza di finanziamenti dedicati alla protezione dei bambini, al numero esorbitante di rifugiati, e delle scarse risorse nei Paesi ospitanti».
È quanto rivela il rapporto “Infanzia all’ombra della guerra” di Save the Children, presentato martedì. Per l’organizzazione, in Siria ben un quarto dei bambini sono a rischio di sviluppare un disturbo mentale, e i sempre crescenti bisogni psicologici di milioni di bambini siriani e iracheni sfollati rimangono ampiamente insoddisfatti: «Oltre agli evidenti danni psicologici, causati dall’aver assistito a eventi traumatici e violenza estrema, – spiega Ian Rodgers, direttore di Save the Children in Libano – ci sono cause secondarie non adeguatamente monitorate e spesso trascurate, elementi che quotidianamente possono cagionare danni psico-sociali a un bambino che è stato sradicato dalla sua vita e trapiantato in una nuova comunità».
Il rapporto evidenza come siano 700 mila i bambini siriani nei Paesi limitrofi che quest’anno non riceveranno alcuna forma d’istruzione e che i tassi di matrimonio precoce tra le ragazze siriane in Giordania sono aumentati, dal 25% nel 2013 al 32% nel 2014.
Infine, aumentano le tensioni tra i profughi e le comunità ospitanti tali da far sperimentare ai bambini siriani un senso di frustrazione: «Perché – conclude lo studio – si sentono inferiori rispetto agli altri bambini e descrivono continue molestie verbali e fisiche, così come i loro genitori».