Crollo demografico: nel 2014 poco più di 500 mila neonati
Si potrebbe - spiega Paola Ricci Sindoni, presidente di Scienza & Vita -, come sempre, dare la colpa della diminuzione delle nascite alle note cause sociopolitiche che dilatano i tempi del lavoro femminile, dell’autonomia economica e della ricerca di un figlio. Ma vi sono altri fattori che non possono essere taciuti: una posticipazione così accentuata della maternità, che sfiora ormai il 9% di mamme ultraquarantenni, è anche da imputarsi a troppa cattiva pubblicistica che ha abituato le giovani donne a ritenere che sia possibile fare un figlio a qualunque età"

Sono stati 502.596 i bambini nati in Italia nel 2014, quasi 12 mila in meno dell’anno precedente. Sono i dati diffusi ieri dall’Istat nel report “Natalità e fecondità della popolazione residente”: «È la conferma della forte riduzione della natalità in atto da alcuni anni (-74 mila nati rispetto al 2008)” – scrive l’Istituto di ricerca – che evidenzia come le donne italiane in età riproduttiva sono sempre meno e hanno una propensione sempre più bassa ad avere figli».
I figli nati da coppie formate da genitori italiani scendono per la prima volta sotto i 400 mila: «Questo perché – spiega l’Istat – le “baby-boomers”, nate tra la seconda metà degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta (a cavallo del boom economico), stanno uscendo dall’esperienza riproduttiva e sono sempre meno le generazioni più giovani che scontano l’effetto del fenomeno del “baby-bust”, cioè la fase di forte calo della fecondità, che ha portato al minimo storico di 1,19 figli per donna nel 1995».
Nell’ultimo anno, tra l’altro, si è ridotto anche il numero di figli nati all’interno di coppie sposate: nel 2014 sono stati 363.916, con una diminuzione di 100 mila in 6 anni. In vent’anni l’incidenza dei nati da genitori non coniugati, oggi più di uno su quattro, è più che triplicata: «Nel 1995 – rilevano i dati statistici – era solo dell’8,1%. L’aumento più rilevante è avvenuto nelle zone del Centro-Nord Italia, dove quasi un bambino su tre è nato da genitori non coniugati, con picchi nella Provincia Autonoma di Bolzano, in Emilia-Romagna, Liguria e Piemonte».
Nel 2014, invece, rimane stabile il numero dei nati con un genitore straniero, poco più di 104 mila (20,7% dei nati a livello nazionale). Scendono invece, anche se di poco, i nati con entrambi i genitori stranieri ovvero a 75 mila (5.000 in meno in due anni). Secondo il report dell’Istat, il fenomeno è una conseguenza delle dinamiche dell’immigrazione nell’ultimo decennio. Le grandi regolarizzazioni del 2002 hanno portato tra il 2003 e il 2004 a circa 650 mila permessi di soggiorno: «E questo – sottolineano gli studiosi – ha portato le boomers che hanno fatto ingresso o sono “emerse” in seguito alle regolarizzazioni, a realizzare buona parte dei loro progetti riproduttivi nel nostro Paese».
Nel 2014 sono stati 19.730 i bambini nati da una madre rumena, 12.217 da marocchine, 9.606 da albanesi e 5.039 cinesi pari al 47,2% delle nascite da madri straniere in Italia. Un altro dato evidenziato dall’Istat riguarda l’età media delle partorienti: «Quasi l’8% dei nati nel 2014 – denota il rapporto – ha una madre di oltre 40 anni, mentre uno su dieci ha una madre sotto i 25 anni».
L’età è alta in particolare tra le madri italiane, tra le quali l’8,9% ha più di 40 anni. Del Sud Italia le madri italiane più giovani, dove il 12,5% ha meno di 25 anni, il 6,7% almeno 40. Continua il trend negativo della fecondità: nel 2014 il numero medio di figli per donna è 1,37 (era 1.46 nel 2010), 1,29 per le italiane e 1,97 per le straniere: «È un Italia che non ha speranza nel futuro – commenta Paola Ricci Sindoni, presidente nazionale dell’associazione Scienza & Vita – quella che emerge dai dati desolanti dell’Istat che certificano l’inarrestabile declino demografico del nostro Paese, una situazione cui è necessario porre rimedio in tempi brevi per evitare di subirne le gravissime ricadute sociali ed economiche. Si potrebbe, come sempre, dare la colpa della diminuzione delle nascite alle note cause sociopolitiche che dilatano i tempi del lavoro femminile, dell’autonomia economica e della ricerca di un figlio».
Ma, a detta dell’esperto, vi sono altri fattori che non possono essere taciuti: «Una posticipazione così accentuata della maternità – osserva la Ricci Sindoni -, che sfiora ormai il 9% di mamme ultraquarantenni, è anche da imputarsi a troppa cattiva pubblicistica che ha abituato le giovani donne a ritenere che sia possibile fare un figlio a qualunque età».
Dati, a detta dell’esperto, smentiti dalla natura e dalla letteratura scientifica: «È noto – ricorda la presidente dell’associazione Scienza & Vita – che dopo i 35 anni le possibilità di concepire naturalmente calano drasticamente e dopo i 40 anni anche le tecniche di Pma (procreazione medicalmente assistita) non forniscono i risultati attesi dalle coppie che vi fanno ricorso».
Per porre rimedio a una realtà innegabile di deserto demografico, l’esperta auspica una pronta ed efficace risposta della politica per rimuoverne le cause sociali ostative: «Da parte nostra – conclude Paola Ricci Sindoni -, in linea con il Piano nazionale fertilità varato dal ministero della Salute, concorreremo con un’azione culturale che possa aiutare le giovani donne a comprendere che la fertilità è un bene prezioso da non dissipare, così da arrivare a una maternità consapevole in età appropriata».