Pescaresi in preghiera per i migranti morti in viaggio verso l’Europa
"L’obiettivo di questa veglia di preghiera - spiega Roberta Casalini, responsabile pescarese della Comunità di Sant’Egidio -, oltre al ricordo delle vittime che complessivamente hanno raggiunto quota 25 mila di cui 3 mila nel solo 2015, vuole essere quello di aiutarci a trovare una sensibilità ancora più profonda, che viene dalla preghiera, proprio per essere più accoglienti e cambiare un po’ il nostro cuore"

Si terrà questa sera, presso la chiesa di San Pietro apostolo in piazza 1° maggio a Pescara alle ore 19.30, “Morire di speranza”: la veglia di preghiera in memoria dei tanti, troppi, migranti che hanno perso la vita nei viaggio verso l’Europa.
Un appuntamento voluto fortemente e organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, con la partecipazione di altre realtà impegnate sul fronte dell’accoglienza come la Caritas e l’ufficio diocesano Migrantes: «L’obiettivo di questa veglia di preghiera – spiega Roberta Casalini, responsabile pescarese della Comunità di Sant’Egidio -, oltre al ricordo delle vittime che complessivamente hanno raggiunto quota 25 mila di cui 3 mila nel solo 2015, vuole essere quello di aiutarci a trovare una sensibilità ancora più profonda che viene dalla preghiera, proprio per essere più accoglienti e cambiare un po’ il nostro cuore. Perché il Vangelo ci chiede di cambiare prima di tutto noi, per poter essere davvero fratelli di queste persone».
La veglia di preghiera, che unirà la comunità pescarese alle tante altre comunità che la stanno vivendo in Italia e nel mondo grazie alla Comunità di Sant’Egidio, sarà presieduta dal vicario generale dell’arcidiocesi di Pescara-Penne monsignor Vincenzo Amadio: «Nell’ambito della veglia – precisa la Casalini – leggeremo il Vangelo, seguito dall’omelia, per poi nominare le persone che hanno perso la vita durante i loro viaggi grazie al racconto dei sopravvissuti e infine accenderemo le candele per poi recarci in processione davanti la Nave di Cascella, dove ci sarà un ultimo momento di preghiera».
Una preghiera, quest’ultima, che prima ancora che alla vittime sarà rivolto a noi stessi: «Affinché – conclude la responsabile pescarese della Comunità di Sant’Egidio – il Signore ci apra il cuore, rendendoci veramente più aperti e più disponibili, avendo meno paura e concentrandoci meno su noi stessi, in quanto oggi come oggi emerge la necessità di uscire da noi stessi per aprirci al dolore degli altri».