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La 3^ guerra mondiale combattuta a pezzi

Presentato il dossier sui Conflitti dimenticati nel mondo che in questa edizione indaga i rapporti tra guerre e beni alimentari

Aumentano le guerre (+9,3% rispetto al 2011), le morti per attacchi jihadisti, quintuplicate in 15 anni (da 21 mila a 38 mila in media annua) e il mercato della compravendita di armi e armamenti (+16% rispetto al 2009). L’unico indicatore di segno negativo è quello del grado di “pacificità” del mondo. Potremmo dire profetiche, ma sono solo di un realismo spiazzante, le parole pronunciate qualche settimana fa da Papa Francesco, di ritorno dal viaggio in Corea del Sud, quando denunciò: «Siamo entrati nella Terza guerra mondiale, solo che si combatte a pezzetti, a capitoli».

I principali dati che emergono dal 5° Rapporto sui conflitti dimenticati, “Cibo di guerra”, presentato questa mattina a Milano nella cornice dell’Expo e curato da Caritas Italiana con Famiglia Cristiana e Il Regno, confermano la denuncia del pontefice dello scorso agosto.

L’edizione 2015 dell’indagine approfondisce i rapporti tra conflitti e cibo in un quadro di crescente influsso delle guerre contemporanee, che sempre più spesso ci toccano da vicino, se non altro tramite le vicende e i racconti di ondate di profughi. «La Caritas – ha aggiunto Mons. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente di Caritas Italiana – presenta quest’indagine nell’anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle, data che ha reso evidente nuove e drammatiche contrapposizioni nel mondo. Quel modello di sviluppo che sembrava vincente alla fine dello scorso millennio ha prodotto crescenti differenze tra ricchi e poveri, una corsa all’accaparramento delle risorse e una situazione di conflitti diffusi».

Iraq, Siria, Afghanistan, Pakistan e Nigeria i paesi più colpiti dalla perversa accoppiata di guerra e scarsità di cibo con effetti immediati e tangibili sul piano migratorio. Un aumento dell’intensità dei conflitti tra Stati a tutte le latitudini, “un significativo coinvolgimento della popolazione civile e un crescente ricorso all’impiego di tattiche tipiche dell’azione terroristica”. Mentre i paesi più impegnati nella spesa militare globale, alla fine del 2014, sono gli Stati Uniti al primo posto (35,1%), seguono la Cina (8%), l’Arabia Saudita (5%), la Russia (4,4%), il Regno Unito (3,8%), la Francia (3,3%) e il Giappone (3%).

Il volume propone due importanti indagini: la prima riguarda uno studio sulla presenza e le storie di vita delle persone in fuga dalla guerra, accolte nelle chiese locali, grazie anche al circuito delle Caritas; la seconda si concentra sull’utilizzo dei “video di guerra” nei canali tematici di Youtube e sulla diffusione nei network internazionali.

Particolarmente interessante la ricerca relativa alla presenza di profughi in fuga da guerre nei Centri d’ascolto Caritas di 50 diocesi italiane, nel periodo ottobre 2014-marzo 2015, che rivela come il 20% sia fuggito dal conflitto in Libia, il 12,1% dalla Nigeria, il 9,1% dall’Ucraina e il 7,1% dal Gambia. Il 33% vive in istituti o comunità di accoglienza, il 20% ha con sé la famiglia. Quasi la metà, il 49,2%, ha lasciato il proprio Paese nel 2014 e nei primi mesi del 2015. Sono tutti giovani, il 71,9% non supera i 34 anni. Dati che fanno riflettere maggiormente di fronte alle polemiche strumentali sull’accoglienza di “presunti profughi” sul territorio italiano. «Con questo studio – ha affermato il cardinale Montenegro – la Chiesa riflette sul proprio impegno su questi temi in un tempo complesso e drammatico per affermare la necessità di una nuova giustizia per gli uomini e di un nuovo umanesimo».

L’osservatorio permanente sui conflitti dimenticati, promosso dalla Caritas insieme a Pax Christi, è attivo da oltre 15 anni ed è raggiungibile all’indirizzo www.conflittidimenticati.it.