I migranti a Pescara: una presenza tranquilla e collaborativa
"Non abbiamo mai avuto grandi problemi con i profughi – sottolinea Erminio Di Filippo, responsabile della Cittadella dell’accoglienza Giovanni Paolo II -. Parliamo di giovani aventi un’età media di 25 anni che, come previsto dai bandi della Prefettura, partecipano a corsi di italiano e collaborano nel servizio mensa, nonché nella gestione del nostro magazzino"
Con i suoi 125 profughi attualmente ospitati è la Caritas diocesana l’organizzazione che accoglie il maggior numero di migranti nella città di Pescara. Provengono maggiormente dalla Nigeria e da altri Paesi dell’Africa sub-sahariana, a cui si aggiungono pochi asiatici, e dopo aver raggiunto l’Italia con i tristemente noti viaggi della speranza sono stati trasferiti a Pescara.
Trenta di loro hanno trovato posto presso la Cittadella dell’accoglienza Giovanni Paolo II, in via Alento, e la restante parte è stata smistata tra l’ex dormitorio di via Gran Sasso e l’ex Seminario diocesano di Colle San Donato.
Una presenza, quella dei migranti, assolutamente tranquilla e collaborativa: «Non abbiamo mai avuto grandi problemi – sottolinea Erminio Di Filippo, responsabile della Cittadella dell’accoglienza Giovanni Paolo II -. Parliamo di giovani aventi un’età media di 25 anni che, come previsto dai bandi della Prefettura, partecipano a corsi di italiano e collaborano nel servizio mensa, nonché nella gestione del nostro magazzino».
Attività previste per far superare ai profughi la lunga attesa che, dal loro arrivo a Pescara, li separa dal verdetto sull’eventuale riconoscimento dell’asilo politico in Italia o sul loro rimpatrio, deciso dalla Commissione territoriale ministeriale di Ancona. È questo l’unico neo nella procedura d’accoglienza: «In alcuni casi – lamenta Di Filippo – passano anche 10 mesi prima che la Commissione li convochi per ascoltare le loro storie e stabilire il da farsi».
In questo arco di tempo è lo Stato a farsi carico della loro permanenza, affidando a ciascuno un budget di 15 euro (equivalente ad una scheda telefonica) il primo giorno, a cui si aggiungono 2,50 euro al giorno previa la loro firma di presenza.
Tra l’altro, i profughi giungono spesso con problemi di salute venendo messi in contatto con la Asl: «Noi li accompagniamo – racconta l’operatore Caritas -, facendo loro conoscere qual è il sistema organizzativo e quali sono i tempi di attesa a cui devono sottostare, al pari degli italiani».
E a proposito della convivenza con gli italiani sono state molte le polemiche innescate, in questi giorni, da vari esponenti politici: «È una polemica stupida e strumentale – conclude don Marco Pagniello, direttore della Caritas pescarese – mettere gli italiani contro i migranti. Anzi, questa emergenza ha creato posti di lavoro per gli italiani».