Povertà assoluta stabile in Italia, ma resta massima al Sud
"Segnali di miglioramento - rileva l’Istat - si osservano tra le famiglie con persona di riferimento di età tra i 45 e i 54 anni (dal 7,4% del 2013 al 6% del 2014), tra le coppie con due figli (dall’8,6% al 5,9%, che si lega a quello delle famiglie di 4 componenti, dall’8,6% al 6,7%) e tra le famiglie con a capo una persona in cerca di occupazione (dal 23,7% al 16,2%) che, rispetto al 2013, più spesso vivono in famiglie con al proprio interno occupati o ritirati dal lavoro"
Dopo due anni di crescita nel 2014 è rimasta stabile la povertà assoluta, coinvolgendo 1.470.000 famiglie (il 5,7% di quelle residenti in Italia), per un totale di 4.102.000 persone. Lo ha rilevato l’Istat nel report “La povertà in Italia – Anno 2014”, diffuso ieri.
Tra le persone coinvolte, 1.866.000 risiedono nel Mezzogiorno (con un’incidenza del 9%), 2.044.000 sono donne (incidenza 6,6%), 1.045.000 minori (incidenza 10%), 857 mila hanno un’età compresa tra 18 e 34 anni (8,1%) e 590 mila sono anziani (incidenza 4,5%): «Segnali di miglioramento – rileva l’Istat – si osservano tra le famiglie con persona di riferimento di età tra i 45 e i 54 anni (dal 7,4% del 2013 al 6% del 2014), tra le coppie con due figli (dall’8,6% al 5,9%, che si lega a quello delle famiglie di 4 componenti, dall’8,6% al 6,7%) e tra le famiglie con a capo una persona in cerca di occupazione (dal 23,7% al 16,2%) che, rispetto al 2013, più spesso vivono in famiglie con al proprio interno occupati o ritirati dal lavoro».
Guardando al territorio, si vede una lieve diminuzione della povertà assoluta nei piccoli comuni (da 7,2 a 5,9%), soprattutto in quelli del Mezzogiorno (da 12,1 a 9,2%), e tra le famiglie di soli italiani (da 5,1 a 4,3%).
Livelli elevati di povertà coinvolgono invece le famiglie numerose, quelle con cinque o più componenti (16,4%), soprattutto se si tratta di coppie con tre o più figli (16%). A determinare il livello di povertà, secondo l’Istat, è pure il titolo di studio: «Se nei nuclei – osserva l’istituto di ricerca – la persona di riferimento è almeno diplomata, l’incidenza è quasi un terzo di quella rilevata per chi ha la licenza elementare».
Mentre, guardando alla posizione lavorativa, il livello massimo di povertà assoluta si ha nelle famiglie con persona di riferimento in cerca di lavoro (16,2%), cui seguono le famiglie di operai (9,7%), quelle di ritirati dal lavoro (4,4%), e, in coda, quelle con a capo imprenditori, liberi professionisti o dirigenti (sotto il 2%).
Le dimensioni del disagio assumono connotati diversi sul territorio: i piccoli Comuni del Mezzogiorno hanno un’incidenza quasi doppia di povertà rispetto alle aree metropolitane (9,2% rispetto a 5,8%), al Nord invece la situazione si ribalta, con l’incidenza più elevata nelle aree metropolitane (7,4% contro 3,9%). Povertà assoluta elevata, infine, anche tra le famiglie con stranieri: vi rientrano il 12,9% di famiglie miste e il 23,4% di quelle con tutti componenti stranieri.