“Il Governo sulla famiglia non mette la stessa passione che mette altrove”
"Se dovessi essere io a fare la legge - riflette Galantino - non prenderei per nulla in considerazione questo decreto. Il Governo e la Cirinnà devono fare i conti con quello che sta loro di fronte. La famiglia è la realtà sulla quale si fonda la società. Il Papa ce lo ha ricordato: la famiglia è il primo ospedale da campo, è il primo luogo dove si accolgono gli anziani, è dove si va quando si è in difficoltà. Vogliamo smontare anche questa realtà?"

«Mi spiace che il Governo stia dando grande attenzione a realtà che la meritano senza però mettere la stessa passione e attenzione verso le famiglie composte da padre, madre e figli. Vorrei che la stessa attenzione fosse posta sull’attuazione delle politiche familiari. Io non sento questa passione ma forse mi sono distratto».
Lo ha sostenuto il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Nunzio Galantino, che parlando a margine della presentazione del Rapporto 2014 dell’associazione “Rondine – Cittadella della pace”, svoltasi giovedì presso la Camera dei Deputati, si è soffermato sul tema della famiglia alla luce dei contenuti del decreto “Cirinnà”: «Se dovessi essere io a fare la legge – riflette Galantino – non prenderei per nulla in considerazione questo decreto. Il Governo e la Cirinnà devono fare i conti con quello che sta loro di fronte. La famiglia è la realtà sulla quale si fonda la società. Il Papa ce lo ha ricordato: la famiglia è il primo ospedale da campo, è il primo luogo dove si accolgono gli anziani, è dove si va quando si è in difficoltà. Vogliamo smontare anche questa realtà?».
Per il segretario della Cei, dunque, difendere la famiglia non è un fatto religioso: «Ridurlo a ciò – spiega il presule – è troppo poco. È una realtà che interessa tutti, il bene comune. Che poi una voglia sposarsi in chiesa è un valore aggiunto. Non difendiamo un valore religioso ma difendiamo una realtà fondamentale per il bene comune, di tutti, anche di quelli che stanno sbraitando per certe realtà che vanno contro la famiglia. Questi paradossalmente devono sapere che stiamo lavorando per loro. Stiamo cercando di non fargli mancare ciò di cui hanno bisogno».
Monsignor Galantino ha poi ricordato il senso del prossimo Sinodo sulla famiglia (che si svolgerà in ottobre): «La famiglia di cui parla il Papa – osserva – è quella composta da padre, madre e figli. Questo è l’istituto che assicura il futuro e il bene comune. Se ci guardiamo attorno vediamo che ci sono situazioni che manco lontanamente somigliano a questa famiglia come voluta dalla natura, dalla Costituzione e da Dio – aggiunge il segretario generale della Cei, riferendosi al riconoscimento delle unioni omosessuali -. Il Papa domanda se questa gente ci appartiene. Se sì bisogna capire cosa possiamo fare con queste persone».
Questo è il Sinodo, secondo l’alto prelato: «Il Sinodo – insiste monsignor Nunzio Galantino – si fa non per sapere se dare o meno la comunione ai divorziati. Non so quanta gente stia a premere per questa cosa qui. Il problema è molto più serio: se ci sono queste situazioni, queste ci appartengono o no? Ci interrogano o no? Se ci appartengono, come il Vangelo dice, allora chiediamoci cosa dobbiamo fare come dobbiamo farlo. Il Sinodo serve a questo».