Migrazione: “Cambiamenti climatici e guerre sono le cause principali”
"Non vogliamo - sottolinea Oliviero Forti - fare la semplice equazione secondo la quale chiunque viene in Italia proviene da zone con disastri ambientali o da guerre, ma è indubbio che questi elementi sono importanti"
«Cambiamento climatico e guerre sono gli elementi che portano alla costrizione per la quale una persona deve lasciare la propria casa e la propria terra. Sono 33 milioni le persone che sono emigrate in particolare in Asia e Africa».
Lo ha detto giovedì Olivero Forti, responsabile dell’area immigrazione di Caritas italiana, intervenendo al convegno “Cibo, terra e lavoro: i migranti economici nell’area del Mediterraneo” tenutosi all’Expo: «Per fare i conti con questi problemi – spiega Forti – bisogna conoscere i termini della questione. Esistono due tipologie di eventi: a rapida insorgenza e a lenta insorgenza. I primi sono quelli che destano maggiore interesse dal punto di vista dei media e costringono milioni di persone a spostarsi in altre realtà. Questi eventi – ha proseguito Forti – accadono dove la situazione è più fragile. Eventi a lenta insorgenza sono quelli che oggi costituiscono la causa maggiore dei fenomeni di immigrazione».
A questo si aggiunge un forte accaparramento della terra: «Trentadue milioni di ettari – puntualizza il responsabile dell’Area immigrazione di Caritas Italiana – sono stati acquisiti da soggetti soprattutto in Africa per un accumulo indiscriminato, soprattutto dove manca una normativa efficace e dove la totale assenza di regole e norme dà spazio agli speculatori».
L’esperto di Caritas Italiana, ha quindi tratto una prima conclusione: «Non vogliamo – sottolinea Oliviero Forti – fare la semplice equazione secondo la quale chiunque viene in Italia proviene da zone con disastri ambientali o da guerre, ma è indubbio che questi elementi sono importanti».
Mostrando, poi, le rotte di spostamento e di migrazione delle persone, il responsabile della Caritas ha evidenziato come l’Eritrea sia uno dei Paesi più rappresentati, ma anche il Mali dove l’accaparramento del terreno ha visto una forte crescita: «Il dramma – conclude Forti – rappresentato da questo fenomeno migratorio, al di là del lavoro condotto da agenzie anche volonterose, deve portare Caritas a farsene carico».