“No alla teoria gender nei programmi scolastici”
"Che i genitori - auspica il cardinal Bagnasco - riprendano in mano, con opportuni aiuti, l’educazione affettiva dei propri figli. Sarebbe la cosa migliore, non facilissima, ma che si potrebbe fare con opportuni ausili anche della comunità cristiana che in questo senso è ancora deficitaria e potrebbe fare meglio"

«No all’educazione sessuale nelle scuole all’interno dei programmi scolastici. Sì, con riserva, se effettuata come servizio al di fuori del monte ore curricolare». La proposta è stata lanciata ieri mattina dal cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, nella relazione che ha svolto durante il convegno organizzato dall’Ufficio scolastico della Conferenza episcopale ligure.
Per il cardinale, l’educazione all’affettività e alla sessualità – e di rimando la teoria del genere – per la sua specificità unica, per la sua peculiarità, per la sua delicatezza, non dovrebbe far parte del quadro strutturale della scuola: «Non parlo – precisa il presidente della Cei – di lotta all’omofobia e al bullismo. Non facciamo passare una cosa sotto l’altra. Questa educazione, l’educazione alle differenze, la scuola l’ha sempre fatta perché se non fa questo, cosa fa la scuola?
Il problema è che titoli come lotta all’omofobia, al bullismo, alla educazione ai valori ed al rispetto – tutti intendimenti sacrosanti – diventano il grimaldello per far passare una visione antropologica ben diversa, che va a toccare una dimensione affettiva e sessuale che è molto di più che l’italiano, il latino, il greco, le scienze e la storia perché tocca una visione delle cose, un mondo valoriale, che è troppo delicata e troppo grave. Infatti, l’educazione affettiva e sessuale non tocca unicamente la sfera dell’intelletto ma dell’intera persona».
Inoltre, secondo il cardinal Bagnasco, per quanto riguarda il delicato tema dell’educazione affettiva dei bambini e dei ragazzi, i genitori non devono essere solamente informati e dare l’autorizzazione: «Questo – sottolinea il porporato – non basta. Ma allora che fare?».
A suo avviso, si potrebbero ipotizzare due possibilità. La prima: «Su esplicita richiesta dei genitori – propone il presidente dei vescovi italiani -, offrire qualche momento extra curricolare, ma che non faccia parte del quadro generale del programma. In pratica per la scuola diventerebbe un servizio ulteriore, a richiesta, offerto dietro esplicita domanda anche se certamente bisognerebbe poi entrare nel merito dei contenuti».
La seconda modalità, invece, potrebbe essere che i genitori riprendano in mano, con opportuni aiuti, l’educazione affettiva dei propri figli: «Sarebbe la cosa migliore – conclude il cardinale Angelo Bagnasco -, non facilissima, ma che si potrebbe fare con opportuni ausili anche della comunità cristiana che in questo senso è ancora deficitaria e potrebbe fare meglio».