“Con stragi in mare non bastano politiche emergenziali, serve la pace”
L’idea, secondo Andrea Riccardi, è quella di aprire e gestire, in maniera autofinanziata, degli humanitarian desk da dislocare in Marocco, Libano e Libia che, in collegamento con i consolati delle ambasciate europee, permettano ai richiedenti asilo di ottenere un visto per motivi umanitari per l’Europa e di raggiungerla così, in modo sicuro"

«Davanti alle stragi di migranti in mare le politiche emergenziali non bastano più, serve lavorare per la pace, pensare una soluzione politica e di pacificazione a lungo termine». Lo ha detto ieri il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, in una conferenza stampa in cui sono state presentate alcune proposte della Comunità sulla crisi nel Mediterraneo e il colloquio internazionale “Cristiani in Medio Oriente, quale futuro?”, che si terrà a Bari il 29 e 30 aprile: «Distruggere i barconi dei trafficanti – osserva Riccardi -, nell’ambito di una strategia di emergenza e di breve termine, è senz’altro opportuno. I trafficanti vanno colpiti anche con azioni di sabotaggio. Il blocco navale invece, non so immaginarmi nemmeno che cosa sia».
Per il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, è dunque necessario lavorare per la pace, prevedendo una soluzione politica delle crisi in atto nelle sponde del Mediterraneo, come in Libia: «Su 133 sbarchi nei primi mesi del 2015 – sottolinea a riguardo Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio -, 105 sono provenienti dalla Libia e su 17 mila persone arrivate 14 mila sono partite dalla Libia, la cui crisi va risolta coinvolgendo tutti gli attori in campo».
A tal proposito, la Comunità di Sant’Egidio si sta adoperando per intessere una rete di rapporti necessari a creare fiducia: «Recentemente – rivela Impagliazzo – sono venuti a Roma, in via riservata, delegazioni da Tripoli e Tobruk per dialogare».
E la Sant’Egidio non si ferma solo alle trattative per la Libia, ma propone anche di fornire canali umanitari ai migranti così da evitare il traffico di esseri umani. L’idea è quella di aprire e gestire, in maniera autofinanziata, degli humanitarian desk da dislocare in Marocco, Libano e Libia che, in collegamento con i consolati delle ambasciate europee, permettano ai richiedenti asilo di ottenere un visto per motivi umanitari per l’Europa e di raggiungerla così, in modo sicuro.
A gestire i desk sarebbero la stessa comunità di Sant’Egidio, con fondi raccolti dai propri volontari, e la Federazione delle Chiese evangeliche, quest’ultima tramite il finanziamento dell’otto per mille: «I desk – precisa il presidente della Comunità di Sant’Egidio -, potrebbero essere aperti come sperimentazione e in deroga all’Accordo di Schengen (come prevede dall’art. 78 del Trattato di Lisbona) come misura in grado di fornire una via di transito sicura e protetta ai profughi verso l’Europa, così da evitare l’alimentazione del traffico illegale di migranti. La protezione sussidiaria si dà a quelle persone che fuggono da guerre, questo già esiste, noi chiediamo di poterlo mettere in pratica, le gravi crisi di questi giorni giustificano il ricorso a tale deroga».