“Liberare ogni uomo dalle sue schiavitù fisiche, morali e spirituali”
"No al commercio delle armi - richiama il presule - no perché la nostra nazione non continui ad armarsi, sì al mercato equo e solidale. Sì all’ecologia, alla purezza dell’aria, dell’acqua e della natura. Ognuno di noi, nel segreto del proprio animo, adotti qualche sì importante, perché regni la pace sull’umanità, su tutta la Terra"
«Liberare ogni uomo e ogni donna dalle sue schiavitù, quelle fisiche, morali e spirituali, ed impegnarci perché in ogni parte della Terra ci sia la liberazione e non contino più le armi, ma contino le voci e i cuori nel rimettere il cammino della vita, facendo sentire fortemente quanto è importante il sentimento di vivere nella pace».
Lo ha affermato sabato sera l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, nel discorso di chiusura delle decima edizione della Marcia per la pace intitolata “Non più schiavi, ma fratelli”, riprendendo il titolo del messaggio scritto da Papa Francesco in occasione della Giornata mondiale per la pace del primo gennaio scorso. Una marcia, quest’ultima, che ha vinto il maltempo facendo ritrovare in piazza Salotto oltre duemila persone, tra fedeli giunti dalle parrocchie dell’arcidiocesi e semplici cittadini, che si sono incamminati, attraversando insieme Corso Umberto, Corso Vittorio Emanuele II, piazza Duca D’Aosta, Ponte Risorgimento, viale Marconi e via Conte di Ruvo, guidati dall’arcivescovo Valentinetti affiancato dalle autorità fra le quali spiccavano il sindaco di Pescara Marco Alessandrini e il presidente della Provincia Antonio Di Marco.
A scandire il passo dei marciatori, le preghiere e i canti suonati e interpretati dal coro della Pastorale Giovanile diocesana trasmessi in diretta sugli 87.60 Mhz dell’emittente diocesana Radio Speranza InBlu. Dagli stessi studi radiofonici sono state diffuse anche alcune importanti testimonianze: quelle di schiavi del gioco d’azzardo e della droga che hanno saputo rialzarsi, grazie all’aiuto di specialisti e all’amore dei loro familiari.
Parole forti, queste ultime, ascoltate in silenzio dai partecipanti al corteo che ha illuminato una silenziosa Pescara con la luce di fiaccole e candele, spente solo per fare ingresso nella Cattedrale di San Cetteo dove la marcia ha lasciato il posto alla riflessione e l’arcivescovo Valentinetti si è rivolto alle istituzioni nazionali, indicando scelte audaci, coraggiose e fondamentali da compiere per contribuire a realizzare un mondo di pace: «No al commercio delle armi – esorta il presule – no perché la nostra nazione non continui ad armarsi, sì al mercato equo e solidale. Sì all’ecologia, alla purezza dell’aria, dell’acqua e della natura. Ognuno di noi, nel segreto del proprio animo, adotti qualche sì importante, perché regni la pace sull’umanità, su tutta la Terra».
Invece quest’ultima 34 Paesi, Egitto, Libia, Mali, Repubblica democratica del Congo, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Birmania, Daghestan, Ucraina, Siria, Yemen, Messico, Afghanistan, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Filippine, Pakistan, Thailandia, Cecenia, Iraq, Israele, Palestina, Libano, Colombia, Kurdistan, India, Sri Lanka, Georgia, Algeria, Costa D’Avorio, Ciad, Uganda e Haiti, è ancora scossa dalla guerra. Paesi simbolicamente adottati da ogni partecipante alla Marcia per la pace che, seduto tra le navate della Cattedrale, si è alzato in piedi una volta sentito pronunciare il nome della nazione più sentita.
Non a caso, la decima edizione della Marcia per la Pace è stata dedicata anche al popolo congolese, il quale sta vivendo una delle tante guerre dimenticate: «Questo popolo – racconta John Mpaliza, giovane congolese residente in Italia da oltre vent’anni – sta combattendo per la libertà e milioni di persone muoiono a causa delle miniere di Coltan, con cui si possono costruire telefonini sempre più piccoli. Ma il mondo può cambiare, deve cambiare, siete voi giovani che dovete cambiarlo. Che Dio ci aiuti, che apra veramente i cuori di ognuno di noi affinché tutto capiamo che sfruttando il resto del mondo, non potremo che andare alla catastrofe. E una vera pace, potrà realizzarsi solo quando noi riusciremo a considerare gli altri come nostri fratelli e sorelle e non come schiavi».
Un invito alla pace, scaturito infine nell’abbraccio che ha unito l’arcivescovo Valentinetti ai rappresentanti delle altre fedi religiose presenti a Pescara, l’imam musulmano Mustafà Batrami, il parroco ortodosso Padre Iarca Alin e la pastora evangelica Greetie van der Veer e ancora tutti i fedeli presenti. Con questa immagine, è calato il sipario sulla decima edizione della Marcia per la pace: «Il Signore – ribadisce, in conclusione, monsignor Valentinetti – si serve del nostro cuore, della nostra mente e delle nostre forze per riportare a tutti il desiderio della pace, per noi e per l’umanità. Arrivederci alla prossima Marcia per la pace, l’undicesima edizione».