Coltan: una campagna per fermare il sangue versato sui nostri cellulari
"Il 60% del coltan proviene dal Congo, dove nelle miniere lavorano in durissime condizioni di vita e lavoro anche molti bambini di 7-8 anni. Dopo dieci anni di scavi a mani nude, si ammalano di malattie linfatiche a causa della radioattività"

Il coltan, la cassiterite, il tantalio, la wolframite. Sono i “minerali insanguinati” nascosti nei chip e nei componenti dei cellulari e di altri dispositivi elettronici ed informatici provenienti da zone di guerra, come la regione del Kivu nella Repubblica democratica del Congo, che in vent’anni ha visto 8 milioni di vittime causate proprio dal traffico del coltan.
Per chiedere la tracciabilità di questi minerali con una normativa internazionale ed europea ha preso il via ad ottobre la Campagna “Minerali clandestini” (www.mineraliclandestini.org) promossa dal Cipsi, il coordinamento di 31 organizzazioni non governative ed associazioni di solidarietà internazionale e Chiama l’Africa, che vi hanno dedicato anche il calendario 2015.
Il 60% del coltan proviene proprio dal Congo, dove nelle miniere lavorano in durissime condizioni di vita e lavoro anche molti bambini di 7-8 anni. Dopo dieci anni di scavi a mani nude si ammalano di malattie linfatiche a causa della radioattività. Le guerre in queste zone sono volute e alimentate per permettere i traffici illegali di questi minerali.
Sull’onda della pressione internazionale anche l’Unione europea è stata costretta a progettare una normativa che prevede di istituire un sistema di autocertificazione per gli importatori comunitari di stagno, tantalio, tungsteno e oro. Ma il testo proposto nel marzo 2014 non soddisfa le associazioni e, in attesa di correzioni, si attende il 2015.