“Per il 70% dei giovani italiani la famiglia è un pilastro della vita”
"La grande maggioranza dei giovani, ha tra i propri progetti di realizzazione di vita una famiglia di due figli o più. Questo dato conferma ulteriormente come la bassa fecondità italiana non sia una questione di desideri e progetti, ma di possibilità di realizzarli con il sostegno e le politiche adatte"
«Il 70% dei giovani italiani considera la famiglia un pilastro essenziale della propria vita, in particolare il 67% (molto d’accordo e abbastanza d’accordo) la ritiene fondata sul matrimonio. La volontà di costruire una famiglia con figli rimane alta (94% favorevole), seppur poi nel tempo tenda progressivamente al ribasso per le difficoltà incontrate nel percorso di transizione alla vita adulta».
Sono questi i dati emersi dal Rapporto Giovani, l’indagine curata dall’Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con Ipsos e il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo diffusa in occasione del Sinodo della famiglia. La rilevazione è stata condotta su un campione di 1.727 giovani di età 19-30 anni: «Solo un under 25 su tre – si legge nel rapporto – progetta di sposarsi entro i prossimi 3 anni. Ma una buona parte di questi, davanti alle difficoltà, si trova poi a posticipare ulteriormente.
La maggioranza di chi ha tra i 25 e i 30 anni non risulta ancora aver formato una propria famiglia (il 60% vive ancora con i genitori). Ancora meno sono gli under 25 che prevedono di avere un figlio entro i prossimi 3 anni (circa il 18%)». Insomma, difficilmente prima dei 25 anni i giovani italiani riescono a realizzare scelte importanti per la loro vita: «La grande maggioranza dei giovani – commenta Alessandro Rosina, fra i coordinatori del Rapporto – ha tra i propri progetti di realizzazione di vita una famiglia di due figli o più. Questo dato conferma ulteriormente come la bassa fecondità italiana non sia una questione di desideri e progetti, ma di possibilità di realizzarli con il sostegno e le politiche adatte».
Dunque, secondo l’esperto, le persistenti difficoltà che i giovani trovano nel conquistare una propria autonomia, nell’inserirsi nel mercato del lavoro e nel percorso di entrata piena nella vita adulta, hanno fatto aumentare ulteriormente la domanda di aiuto e supporto nei confronti della famiglia di origine: «D’altro canto – osserva Rosina – molti genitori, in un contesto socio-economico sfavorevole per le nuove generazioni, cercano di compensare come possono e, a volte, eccedendo nella funzione protettiva rischiando di incentivare l’insicurezza anziché promuovere l’intraprendenza. Quindi, la famiglia e le strette relazioni familiari diventano, in molti casi, un luogo nel quale rinchiudersi e difendersi dai rischi esterni anziché la rampa di lancio che proietta verso nuovi orizzonti».