Divorzio fai-da-te: “Basta leggi contro la famiglia”
"Noi la famiglia, invece, la difendiamo. E ci aspettiamo che le leggi la promuovano e la sostengano come impone la Costituzione, anziché aiutare il suo smantellamento"
«La pezza è molto peggio dello strappo. Uno dei pochi passi concreti ipotizzati nella riforma della giustizia sembra purtroppo essere l’istituzione del “divorzio-fai-da-te”. Non solo il governo si è affrettato a varare il decreto, ma anche l’iter parlamentare ha avuto la strada spianata. Caso piuttosto insolito, a quindici giorni dall’emanazione del decreto la discussione sulla sua conversione entra già nel vivo».
Lo ha affermato ieri Francesco Belletti, presidente del Forum nazionale delle associazioni familiari: «L‘idea di non far tornare i coniugi davanti al giudice, in caso di separazione – come dice l‘articolo 6 del decreto legge, la cosiddetta extragiudiziale – ci pare davvero una proposta grave, che attacca al cuore la rilevanza pubblica del legame matrimoniale. Privatizzare il divorzio è una resa alla commercializzazione di ogni valore, di ogni relazione. Privatizzare il divorzio è privatizzare la famiglia. Perché, per una volta, invece di preoccuparci di tagliare i tempi non ci si preoccupa di riempire di significati quell’attesa? Diamo alla coppia, alla famiglia, alle Istituzioni il tempo necessario per considerare che la stabilità coniugale è un valore e un bene comune da promuovere e tutelare, e offriamo spazi sociali entro cui la coppia possa essere aiutata a trattare la crisi e la separazione».
A questo punto, il Forum delle associazioni familiari si è interrogato sul livello di urgenza di questa misura, parlando di una giustizia che avrebbe urgenza di essere riformata su ben altri temi: «Di fronte – ricorda Belletti – alla proposta di accorciamento dei tempi di attesa tra separazione e divorzio, avevamo chiesto che almeno questo tempo intercorrente venisse utilizzato con maggiore decisione, e con servizi ad hoc, per tentare tra le parti una conciliazione o una mediazione. Ma oggi, di fronte all’idea che la coppia – sposata, lo ricordiamo, davanti ad un pubblico ufficiale – possa rompere il proprio legame con un accordo privato, semplicemente registrato da un avvocato, ci pare proprio irricevibile.
A meno che l‘idea sia quella di rendere il legame di coppia, impegno pubblico basato sul disegno costituzionale, esattamente uguale all’acquisto di un auto di seconda mano. Dinanzi a questa ipotesi non ci stiamo. Noi la famiglia, invece, la difendiamo. E ci aspettiamo che le leggi la promuovano e la sostengano come impone la Costituzione, anziché aiutare il suo smantellamento. Quindi chiediamo – semplicemente – di abolire integralmente l‘articolo 6, quello che introduce la trasformazione del matrimonio in un contratto esclusivamente privato. E apprezzeremo pubblicamente tutti i parlamentari che sapranno combattere contro l‘approvazione dell‘articolo 6. Basta leggi contro la famiglia!».