Povertà: “Preoccupazione per le famiglie con disabili”

«Siamo profondamente preoccupati dai dati sulla povertà assoluta in Italia, diffusi dall’Istat, dai quali emerge un quadro allarmante sul costante incremento di persone che vivono senza il sostegno economico indispensabile per garantirsi il necessario. La povertà colpisce spesso, purtroppo, anche quelle realtà domestiche dove vivono persone ammalate o con disabilità, che spesso devono rinunciare finanche alle cure mediche a causa della indisponibilità economica».
Lo ha affermato Salvatore Pagliuca, presidente nazionale Unitalsi, commentando i dati Istat sullo stato economico e sociale del nostro Paese: «Nel nostro quotidiano agire associativo verso il mondo della disabilità – ha aggiunto Pagliuca -, riscontriamo un affanno crescente e, in alcuni casi, un profondo senso di scoramento e abbandono nelle famiglie con disabili: si sentono abbandonati dallo Stato e confidano solo nella generosità del volontariato e del terzo settore».
A detta del presidente nazionale dell’Unitalsi, purtroppo, i dati Istat evidenziano che l’Italia si colloca tra i Paesi con le percentuali più basse di spesa destinata alla disabilità. A spendere percentualmente meno dell’Italia sono solo Grecia, Irlanda, Malta e Cipro. Nel merito, solo lo 0,7% del Pil è destinato ai servizi per l’inclusione sociale o per strutture residenziali: «Al netto dell’impegno generoso del volontariato – osserva Pagliuca -, occorre disegnare una nuova traiettoria per il nostro Paese, che abbia come primo obiettivo la tutela della dignità di ogni cittadino, assicurando servizi, assistenza e lavoro, salvaguardando in particolare quelle realtà familiari che accolgono persone ammalate e disabili».
Se non ci saranno interventi strategici appropriati, secondo il presidente dell’unitalsi, si rischia di acuire il divario sociale mettendo a serio rischio la coesione stessa del Paese: «Questo dato, rafforza il senso di responsabilità della nostra associazione nel fornire un servizio di attenzione verso la disabilità, accogliendo l’invito di Papa Francesco ad andare verso le periferie del mondo che, purtroppo, non sono distanti da noi, bensì abitano la quotidianità delle nostre città e delle nostre comunità».