“In Italia per costruire un futuro migliore”

È stata una grande festa, ricca di musica, mostre e cibo etnico, quella che venerdì sera ha visto protagonisti le 15 donne ed i 20 uomini ospiti del Centro di accoglienza Lape Dream di via Stradonetto a Pescara, gestito dalla Caritas diocesana, in occasione della Giornata del rifugiato.
Infatti gli ospiti della struttura, prettamente nigeriani e senegalesi ospitati in parte anche presso la Cittadella dell’accoglienza Giovanni Paolo II, sono rifugiati politici che hanno lasciato il loro Paese d’origine per sfuggire a guerre e povertà, cercando di costruirsi un futuro migliore in Italia o all’estero. Donne come Amminatà, trentaduenne proveniente dal Senegal: «Ho lasciato il mio Paese – racconta la giovane donna – in seguito a gravi problemi familiari e partendo, dopo aver ottenuto un regolare visto, sono giunta in Italia un anno e otto mesi fa. Ora, qui a Pescara, lavoro come badante di un’anziana e spero di poter vivere davvero un futuro migliore».
Sono storie di ordinaria emigrazione dai Paesi centro e nordafricani, per fortuna non sempre vissuti attraverso il dramma dei barconi della speranza: «In Italia – sottolinea don Marco Pagniello, direttore della Caritas pescarese – quest’anno sono giunti 60 mila profughi, il doppio rispetto a quelli giunti l’anno scorso. E poi, sono giunti 9 mila minori non accompagnati, fatti partire dai loro genitori affinché si salvassero la vita».
I riflessi di questo quadro allarmante, difficile da gestire, sono così più che mai arrivati anche a Pescara stimolando la nuova amministrazione comunale, guidata dal neosindaco Marco Alessandrini, ad impegnarsi con decisione: «La nostra intenzione – annuncia Tonino Natarelli, consigliere comunale neoeletto – è quella di implementare tutte le attività rivolte al sociale, specialmente al tema dell’integrazione ed ai rifugiati: le persone più vulnerabili che necessitano di un’attenzione speciale».
Del resto, il fenomeno dell’immigrazione è inevitabile: «In un momento di difficoltà – osserva il direttore della Caritas – viene spontaneo spostarsi in cerca di situazioni migliori. Bisogna creare corridoi umanitari, nei Paesi d’origine, facendo in modo che le persone possano spostarsi in sicurezza».