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Azzardo: tra le prime cause d’indebitamento in Italia

Lo rileva una ricerca scientifica, presentata ieri mattina a Roma nel corso dell’Assemblea annuale delle 28 Fondazioni antiusura associate alla Consulta nazionale

In Italia l’azzardo è diventato in questi anni di crisi una delle principali cause dell’indebitamento di famiglie e imprese. Infatti, tra il 1998 e il 2012 la spesa delle famiglie italiane per l’alea è passata da 15,8 miliardi di euro a 88,5 miliardi provocando, di conseguenza, anche un aumento del ricorso al prestito d’usura; nel 2013 è stata pari a 84.728 miliardi. Il dato emerge dalla ricerca “Il gioco d’azzardo e le sue conseguenze sulla società italiana. Il peso del gioco illegale nelle province italiane”, curata del sociologo Maurizio Fiasco e presentata ieri mattina a Roma nel corso dell’Assemblea annuale delle 28 Fondazioni antiusura associate alla Consulta nazionale, che attualmente seguono circa 8mila nuclei familiari.

Maurizio Fiasco, sociologo e curatore del rapporto

In base ai dati raccolti, all’espansione del mercato del gioco d’azzardo legale corrisponde, in modo proporzionale, quella del gioco illegale (totonero, bische clandestine, scommesse illegali): «In altri termini – sottolinea l’indagine – i due mercati (legale versus illegale) non si separano e non entrano in concorrenza, ma si potenziano reciprocamente attivando un circolo vizioso». Le province che assorbono nell’azzardo quote in termini percentuali più alte del reddito privato disponibile (e quindi il denaro delle famiglie) sono in prevalenza quelle delle regioni meridionali, con le eccezioni di Pavia e Rimini. In particolare, volendo citare alcuni esempi, a Pavia il consumo di gioco d’azzardo è l’11,60% del Pil, a Teramo il 9,86%. Caserta si attesta al terzo posto con l’8,97, Napoli al quarto con l’8,08: «Passando per 161.252 differenti sportelli – aggiunge la ricerca -, dei quali 7.346 sono strutture specializzate e dedicate, milioni di cittadini entrano in contatto, nei luoghi e nei tempi della loro vita quotidiana, con almeno un’istallazione dell’area for profit».

Tra l’altro il record negativo dei punti di accesso, i locali in cui l’attività principale è diversa dall’azzardo che si configura come business secondario, va alla Lombardia che ne conta 23.656, mentre sono 1.011 le strutture dedicate. Ma il primato di queste ultime va alla Campania (1.140) che però conta “solo” 16.989 punti di accesso. A dominare, invece, il mercato sono le slot machine con il 56% della spesa lorda registrata negli anni 2012 e 2013, pari a 49 miliardi e 700 milioni di euro transitati nei circa 420 mila esemplari di slot machine nel 2012, e a 47 miliardi e 607 milioni nel 2013: «La polizia giudiziaria – spiega ancora la ricerca – ha tuttavia accertato diversi casi di manomissione dei sistemi di registrazione e trasmissione, all’ente di controllo, dei dati delle somme effettivamente transitate nelle slot di prima e seconda generazione (Newslot e Vlt)».

Le forze dell'ordine sequestrano slot machine

ll gioco d’azzardo, quindi, impatta pesantemente sulla spesa per misure di welfare, sulla necessità di selezionare le scelte di investimento e di impiego delle risorse, sulle misure di sostegno alla domanda di beni e servizi, sulla politica fiscale e tributaria, sull’esposizione del sistema bancario verso un meccanismo finanziario contiguo a una nuova, pericolosissima bolla speculativa, creata sui derivati dell’indebitamento della filiera dell’alea. Questo il bilancio virtuale, ricavato dall’indagine sulla politica economica: domanda sottratta alla crescita economica (pari ad almeno 20 miliardi nel commercio e nei servizi destinati alla vendita; equivalente a 4 miliardi nei settori direttamente produttivi); potenziale di occupazione vanificato dalla spesa per giochi, valutabile in circa 90.000 addetti nel commercio e servizi e in circa 25.000 nell’industria.

Dal connubio gioco d’azzardo – usura, consegue anche un serio aggravamento della questione criminale ed una nuova crisi della capacità statuale di assicurare un livello minimo inderogabile di legalità e di sicurezza. La Consulta nazionale antiusura, al di là della ricerca, ha poi stilato un decalogo di comportamenti da assumere o evitare: «Il netto distanziamento – recita il decalogo della Consulta nazionale antiusura – delle istallazioni di gioco dai luoghi sensibili dei quartieri, per ripristinare una separatezza chiara nella vita quotidiana della comunità tra gli spazi dell’azzardo e quelli della vita civile, e la fissazione di precisi limiti di orario di svolgimento dell’offerta che valga a porre fine all’intrusione persino nei bioritmi, oltre che nella scansione dei tempi della vita. Lo Stato, deve con urgenza ridurre drasticamente l‘offerta di gioco d‘azzardo. Di qui la proposta di introdurre tempi minimi inderogabili per ciascuna singola operazione di gioco, almeno non inferiori a due minuti, e di svolgere controlli capillari, frequenti e qualificati da parte dei Comuni».

Il coordinamento delle inchieste giudiziarie e delle indagini di polizia e dalla procura della Repubblica, la rapidissima predisposizione di un’ampia offerta di servizi di counseling, terapia e accompagnamento per le persone con problemi di gioco d’azzardo patologico (Gap), riconosciuto come patologia dall’Organizzazione mondiale della sanità, sono ulteriori raccomandazioni della Consulta. Secondo quest’ultima, per contrastare il gioco d’azzardo o, almeno, ridurne le conseguenze devastanti occorre inoltre abolire ogni pubblicità nelle strade, nelle emittenze radiotelevisive e sui giornali; sottrarre al Ministero dell’Economia e delle Finanze e all’Agenzia delle dogane e dei monopoli ogni competenza in materia di prevenzione e comunicazione sul Gap, attribuendo tali materie ai ministeri di Welfare, Salute e Istruzione.

Necessari anche l’imposizione di una avvertenza senza ambiguità e ben in vista su ogni installazione sui rischi di dipendenza psicologica e sui danni economici del gioco d’azzardo: «Infine – conclude il decalogo – la fissazione di un rapporto matematico inderogabile, tra l’ammontare lordo delle somme giocate d’azzardo e l’ammontare percentuale della tassazione applicata, non inferiore al 22%, con rigida corrispondenza tra Preu (prelievo erariale unico sugli apparecchi da intrattenimento, ndr) e aliquota Iva attuale che grava su tutti i consumi non primari».

Mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei

Una piaga, quella del gioco d’azzardo, che ieri ha visto scendere in campo contro anche il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Nunzio Galantino, ha ricevuto ventotto Fondazioni antiusura associate alla Consulta nazionale, riunite a Roma per l’Assemblea annuale: «Non abbiate paura – invita il presule – di richiamare con forza le istituzioni a fare la loro parte, partendo dal prendere le distanze dall’irresponsabilità di chi seduce la gente – spesso la povera gente – con il miraggio dei soldi facili, mentre in realtà la spinge soltanto a infilarsi nel triste labirinto di un comportamento compulsivo, di una dipendenza patologica, di un inesorabile indebitamento: a ricaduta, tra le conseguenze, non si fatica a intravedere proprio il cappio dell’usura».

Per monsignor Galantino, il gioco d’azzardo è uno dei nodi più perniciosi per i suoi effetti sulle famiglie e sull’intero Paese, ma sembra che su alcuni temi, su questo ma anche sulla droga, ci siamo assuefatti, e questo fa sembrare demagogo chi si voglia ancora impegnare non arrendersi di fronte a queste realtà: «Bisogna dire basta – si appella infine il segretario generale della Cei – alla pubblicità di tutti i giochi d’azzardo con vincita in denaro; come uomo e come prete non voglio contribuire e tenere in vita questi equivoci e un plauso a tutti quei baristi, tabaccai e negozianti che hanno rifiutato le slot machine nei loro ambienti: senza rinunce non nascerà una nuova cultura e noi ci limiteremo a raccogliere feriti, emarginati da quello stesso paradiso che tanto li aveva falsamente accarezzati».

About Davide De Amicis (4549 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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