Disoccupazione giovanile: “In Italia numeri inquietanti”

«I numeri sulla disoccupazione giovanile in Italia sono inquietanti come lo è il fatto che, non lavorando, i ragazzi non maturino progettualità nuove». Così monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, ieri ha commentato in un’intervista all’edizione del Tg2000 gli ultimi dati Istat sulla disoccupazione italiana: «Ho l’impressione – sottolinea Galantino – che, a riguardo, manchino idee forti sia da parte dalla classe politica sia da parte della società civile. Mi sembra che parlare di disoccupazione stia diventando una sorta di triste sport nazionale».
Ragionando sulle possibili soluzioni al problema il vescovo ha sostenuto, per esempio, l’importanza delle scuole professionali: «I politici – esorta il presule – dovrebbero essere meno ciechi di quanto non lo siano attualmente, perché ignorano un dato che è sotto l’occhio di tutti: le scuole professionali in Italia, quando sono fatte bene, riescono ad occupare. Perché non investiamo di più nelle scuole professionali?».
In effetti, i dati Istat confermano i toni allarmistici della Cei dato che nel primo trimestre 2014, anche se con minore intensità, è proseguito il calo tendenziale del numero di occupati (-0,9%, pari a -211.000 unità), soprattutto nel Mezzogiorno (-2,8%, pari a -170.000 unità). La riduzione degli uomini (-1,3%, 164.000 unità in meno) si associa a quella più contenuta delle donne (-0,5%, pari a -47.000 unità). Al persistente calo degli occupati di 15-34 anni e dei 35-49enni (rispettivamente -2,3 e -0,8 punti percentuali del tasso di occupazione) continua a contrapporsi la crescita degli occupati con almeno 50 anni (+1,0 punti).
La riduzione tendenziale dell’occupazione italiana (-199.000 unità) si accompagna alla contenuta flessione di quella straniera (-12.000 unità). In confronto al primo trimestre 2013, il tasso di occupazione degli stranieri segnala una riduzione di 1,6 punti percentuali a fronte di un calo di 0,3 punti di quello degli italiani. Nell’industria in senso stretto rallenta il calo tendenziale dell’occupazione (-0,3%, pari a -16.000 unità), cui si associa la nuova marcata contrazione di occupati nelle costruzioni (-4,8%, pari a -76.000 unità). L’occupazione si riduce anche nel terziario (-0,5%, pari a -83.000 unità), ma il calo riguarda solo il Mezzogiorno.
Non si arresta il calo degli occupati a tempo pieno (-1,4%, pari a -255.000 unità rispetto al primo trimestre 2013), che in più di sei casi su dieci riguarda i dipendenti a tempo indeterminato (-1,4%, pari a -169.000 unità). Gli occupati a tempo parziale continuano ad aumentare (1,1%, pari a +44.000 unità), ma la crescita riguarda esclusivamente il part time involontario (il 62,8% dei lavoratori a tempo parziale). Per il quinto trimestre consecutivo scende il lavoro a termine (-3,1%, pari a -66.000 unità), cui si accompagna per il sesto trimestre la diminuzione dei collaboratori (-5,5%, pari a -21.000 unità). Il numero dei disoccupati è in ulteriore aumento su base tendenziale (+6,5%, pari a +212.000 unità) e riguarda sia coloro che hanno perso il lavoro sia le persone in cerca del primo impiego.
L’incremento, diffuso su tutto il territorio nazionale, interessa in quasi sei casi su dieci i giovani con meno di 35 anni. Il 58,6% dei disoccupati cerca lavoro da un anno o più (54,8% nel I trimestre 2013). Il tasso di disoccupazione trimestrale è pari al 13,6%, in crescita di 0,8 punti percentuali su base annua; per gli uomini l’indicatore passa dall’11,9% all’attuale 12,9%; per le donne dal 13,9% al 14,5%. Aumentano i divari territoriali, con l’indicatore nel Nord al 9,5% (+0,3 punti percentuali), nel Centro al 12,3% (+1,0 punti) e nel Mezzogiorno al 21,7% (+1,6 punti). Nel primo trimestre 2014, dopo tre trimestri di crescita, diminuisce il numero di inattivi 15-64 anni (-0,6%, pari a -92.000 unità). Il calo si concentra nel Centro, alimentato per oltre due terzi dalle donne.