“Troppe le discriminazioni contro i cristiani europei”

«La società europea, sempre più secolarizzata, lascia sempre meno spazio al cristianesimo. Alcuni governi e attori della società civile lavorano nel senso dell’esclusione anziché dell’accoglienza. Ci vengono segnalati innumerevoli casi di intolleranza contro i cristiani. Attraverso la ricerca, la documentazione e la pubblicazione di questi casi, speriamo di creare quella consapevolezza che costituisce il primo passo verso una soluzione».
In questi termini Gudrun Kugler, direttrice dell’Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani, ha sintetizzato i risultati del Rapporto 2013, di recente pubblicazione. Secondo il documento – che ora viene ripreso dal Ccee, Consiglio delle Conferenze episcopali europee – risulterebbero lo scorso anno 241 casi di intolleranza verso i cristiani nel vecchio continente. Il Rapporto comprende anche alcune raccomandazioni ai governi, alle istituzioni internazionali e ai singoli individui in riferimento alle loro diverse competenze.
Gli episodi documentati sono classificati secondo vari criteri, come intolleranza causata dall’odio, intolleranza nel diritto e nella politica, intolleranza contro i cristiani nel mondo artistico e nei media: «Negli ultimi anni – spiega il Rapporto – l’Osservatorio ha individuato un’enorme quantità di casi di vandalismo contro siti e luoghi di culto cristiani. L’intolleranza contro i cristiani nel diritto e nella politica si verifica soprattutto nell’ambito delle limitazioni all’obiezione di coscienza, del boicottaggio della libertà. Il mondo artistico e i media, inclusi i social media, sono diventati un nuovo terreno in cui si sviluppa l’intolleranza contro i cristiani».
In particolare, sono stati 15 i casi verificatisi in 6 Paesi, essendo quindi registrati dall’Osservatorio nel 2013: «Il rispetto – conclude il Rapporto dell’Osservatorio con sede a Vienna – è la parola chiave per la comprensione dei diritti umani in generale e in particolare per la libertà di religione o di credenza. Un compromesso ragionevole dovrebbe costituire il principio orientativo nel trattare la questione della fede nella sfera pubblica».