“Occorre sensibilizzare alla firma dell’otto per mille”
Nel 2013 è stato il 44,6% dei contribuenti italiani a firmare, nella dichiarazione dei redditi, per devolvere l’otto per mille alla Chiesta cattolica italiana: un dato in aumento, rispetto agli anni precedenti.
È stato questo il dato saliente emerso nel convegno dal titolo “L’etica del commercialista; le novità del modello 730; le novità del modello unico; società di capitali”, promosso dall’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Pescara unitamente al Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa italiana e dall’Istituto diocesano per il Sostegno clero, svoltosi venerdì presso l’Oasi dello Spirito di Montesilvano colle: «Occorre – spiega Stefano Gasseri, responsabile del Servizio nazionale di promozione sostegno economico alla Chiesa Cattolica – che vi sia una sensibilizzazione, da parte dei commercialisti, nel far comprendere ai contribuenti che la firma dell’otto per mille è fondamentale per la realizzazione di attività sociali altrimenti non risolvibili».
Infatti, esso viene destinato alle attività di culto e pastorale delle diocesi, all’edilizia di culto e ad iniziative di rilievo nazionale, come nel caso della donazione di un milione di euro alla comunità di Senigallia colpita dall’alluvione dei giorni scorsi, alla carità ed al sostentamento clero laddove le offerte non bastano: «Tutto questo – chiarisce Gasseri – consente di sfatare il luogo comune, secondo il quale i soldi dell’otto per mille vengono ricevuti solo dai sacerdoti».
Ma anche ai sacerdoti, la cifra spettante è ben limitata: «Non raggiungiamo neanche 900 euro – precisa monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne – al mese per sacerdote, ma questo resta comunque un contribuito importante per la nostra vita e per la nostra sussistenza».
Proprio a Pescara, i fondi dell’otto per mille hanno permesso di realizzare la Cittadella dell’accoglienza Giovanni Paolo II, che accoglie ogni giorno centinaia di senzatetto attraverso il dormitorio da 60 posti letto e la mensa diocesana che sforna 180 pasti a pranzo e 160 a cena: «Con questa cittadella – conclude il presule – riusciamo a far fronte a molte necessità, emerse tanto dal territorio pescarese quanto dai territori limitrofi».