“In crisi coniugale cautela, giustizia ed equità”
«La legislazione italiana in materia di separazione non ha come obiettivo precipuo la rottura definitiva del vincolo matrimoniale, come se il divorzio fosse un esito scontato, ma considera la separazione coniugale anche come una fase di riflessione, un momento di valutazione ponderata per verificare se ci può essere ancora la condizione della prosecuzione del rapporto matrimoniale».
Lo ha precisato, in una nota, il Consiglio centrale dell’Unione giuristi cattolici italiani (Ugci), riunitosi in Roma il 24 aprile, esprimendosi sul disegno di legge relativo al cosiddetto divorzio breve, approvato il 23 aprile dalla Commissione Giustizia della Camera, nonché alle dichiarazioni del ministro della Giustizia che ha anticipato un prossimo provvedimento volto a disciplinare la separazione dei coniugi con la sola assistenza degli avvocati senza intervento giurisdizionale: «Non è un caso – sottolinea l’Ugci – che in altri ordinamenti la crisi coniugale sia accompagnata dall’istituto della mediazione familiare dove, con l’ausilio di soggetti terzi, si cerca di affrontare i problemi e magari risolverli».
Per i giuristi cattolici, dunque, un’accelerazione legislativa della fase della separazione, riducendola a un anno, e in alcuni casi a nove mesi, finisce, invece, per ridurre un’occasione riconciliativa in un passaggio procedimentale burocratico e affrettato che ineluttabilmente sfocerà nel divorzio: «Insomma – aggiungono i giuristi cattolici – anche chi ragiona in termini di maggiore efficienza dimentica che in una fase delicatissima come la crisi del rapporto coniugale, e specie in presenza di figli, si richiede soprattutto cautela, giustizia ed equità».
E non solo: «L’annuncio del ministro Orlando – avvertono gli esperti giuridici – di voler assegnare la gestione di questa fase ai soli avvocati, senza l’intervento dell’autorità pubblica giudiziaria, finisce per declassare il vincolo matrimoniale da atto pubblico e solenne a un fatto privato, in aperto contrasto con la concezione civilistica e costituzionale dell’istituto familiare».