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“Testimoniare Cristo Risorto con gioia umile e mite”

E’ stato questo l’impegno affidato a tutti i cristiani da Papa Francesco, pronunciando l’omelia della Veglia Pasquale nella Basilica di San Pietro

«Il Vangelo di Pasqua è chiaro: bisogna ritornare là, per vedere Gesù risorto, e diventare testimoni della sua risurrezione. Non è un ritorno indietro, non è una nostalgia. È ritornare al primo amore, per ricevere il fuoco che Gesù ha acceso nel mondo, e portarlo a tutti, sino ai confini della terra. “Galilea delle genti”: orizzonte del Risorto, orizzonte della Chiesa; desiderio intenso di incontroMettiamoci in cammino!».

Papa Francesco

È stata questa l’esortazione rivolta ai fedeli da Papa Francesco ieri sera, presiedendo la Veglia Pasquale nella Basilica di San Pietro. In particolare, nell’omelia ha commentato l’invito dell’angelo ai discepoli a tornare in Galilea, perché lì Cristo risorto li precede: «Il Vangelo della risurrezione di Gesù Cristo – ricorda il Pontefice – incomincia con il cammino delle donne verso il sepolcro, all’alba del giorno dopo il sabato. Esse vanno alla tomba, per onorare il corpo del Signore, ma la trovano aperta e vuota. Un angelo potente dice loro: “Voi non abbiate paura!e ordina di andare a portare la notizia ai discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea”. Le donne corrono via subito e lungo la strada Gesù stesso si fa loro incontro e dice: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».

La Galilea, è il luogo della prima chiamata dove tutto era iniziato: «Tornare là – osserva il Santo Padre -, tornare al luogo della prima chiamata. Sulla riva del lago Gesù era passato, mentre i pescatori stavano sistemando le reti. Li aveva chiamati, e loro avevano lasciato tutto e lo avevano seguito. Ritornare in Galilea vuol dire rileggere tutto a partire dalla croce e dalla vittoria. Rileggere tutto – la predicazione, i miracoli, la nuova comunità, gli entusiasmi e le defezioni, fino al tradimento – rileggere tutto a partire dalla fine, che è un nuovo inizio, da questo supremo atto d’amore».

Secondo il Papa, per ognuno di noi c’è una Galilea all’origine del cammino con Gesù: «Andare in Galilea – spiega Papa Bergoglio – significa qualcosa di bello, significa per noi riscoprire il nostro Battesimo come sorgente viva, attingere energia nuova alla radice della nostra fede e della nostra esperienza cristiana. Tornare in Galilea significa anzitutto tornare lì, a quel punto incandescente in cui la Grazia di Dio mi ha toccato all’inizio del cammino. È da quella scintilla che posso accendere il fuoco per l’oggi, per ogni giorno, e portare calore e luce ai miei fratelli e alle mie sorelle. Da quella scintilla si accende una gioia umile, una gioia che non offende il dolore e la disperazione, una gioia buona e mite».

Inoltre nella vita del cristiano, dopo il Battesimo, c’è anche una “Galilea” più esistenziale: «L’esperienza dell’incontro personale con Gesù Cristo – sottolinea Papa Francesco -, che mi ha chiamato a seguirlo e a partecipare alla sua missione. In questo senso, tornare in Galilea significa custodire nel cuore la memoria viva di questa chiamata, quando Gesù è passato sulla mia strada, mi ha guardato con misericordia, mi ha chiesto di seguirlo. Recuperare la memoria di quel momento in cui i suoi occhi si sono incrociati con i miei, il momento in cui mi ha fatto sentire che mi amava».

Dunque, a questo punto, ognuno può domandarsi: «Qual è la mia Galilea? – conclude il Papa – Dov’è la mia Galilea? La ricordo? L’ho dimenticata? Sono andato per strade e sentieri che me l’hanno fatta dimenticare. Signore, aiutami: dimmi qual è la mia Galilea. Sai, io voglio ritornare là per incontrarti e lasciarmi abbracciare dalla tua misericordia».

About Davide De Amicis (4622 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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