“Dobbiamo essere servi gli uni degli altri”

«Lavando i piedi agli apostoli, Gesù fa un servizio da schiavo, da servo, e lo lascia come eredità a noi: noi dobbiamo essere servi gli uni degli altri». Lo ha affermato ieri Papa Francesco, celebrando la messa in Coena Domini nella chiesa del Centro Santa Maria della Provvidenza, della Fondazione Don Gnocchi, a Casal del Marmo dove ha impartito il solenne rito della lavanda dei piedi su dodici disabili del centro.
A loro, in età compresa tra i 16 e gli 86 anni, il Papa ha lavato, asciugato, accarezzato e baciato i piedi: «È un gesto simbolico – spiega il Santo Padre durante l’omelia -, lo facevano i servi: quando arrivava gente a cena, le strade a quel tempo erano sporche, e quando entravano a casa era necessario lavare i piedi. Per questo, Gesù quando ha istituito l’Eucaristia ha fatto questo gesto, che ci ricorda che noi dobbiamo essere servi gli uni degli altri. Io lo farò, ma tutti noi nel nostro cuore pensiamo agli altri, all’amore che Gesù ci dice che dobbiamo avere per gli altri. E pensiamo a come possiamo servire le altre persone. Lui ha fatto questa strada per amore – ha fatto notare il Papa – anche voi dovete essere servitori per amore».
A Pescara, nella Cattedrale di San Cetteo, invece l’arcivescovo monsignor Tommaso Valentinetti ha compiuto il rito della lavanda dei piedi su dodici migranti, richiedenti asilo politico in Italia dopo essere sbarcati a Lampedusa, ospiti della Fondazione Caritas: «Questi fratelli – osserva monsignor Valentinetti – sono venuti in Italia, partendo dalla loro terra, per motivi fondamentali di carattere politico e per cercare la sussistenza continuando, così, a vivere in pace con le loro famiglie». Faremo anche con loro questo gesto, affinché dalla Chiesa possiamo riprendere sempre più, e sempre meglio, l’amore che dobbiamo sempre esercitare».
Con l’occasione, l’arcivescovo di Pescara-Penne ha ricordato anche l’importanza della messa in Coena Domini, che rievoca l’istituzione dell’eucaristia e del sacerdozio oltre al sacramento della carità: «Sentiamoci vicini – conclude il presule – gli uni gli altri nel compiere un cammino di fede, perché possiamo edificarci vicendevolmente e soprattutto sentiamo fortemente l’esperienza della carità nella nostra vita e nella nostra Chiesa, per essere sempre pronti a testimoniare l’amore del Signore».