L’eredità, umana e spirituale, di don Peppino
«Per tanti anni, noi siamo stati la sua grande famiglia. Era una persona seria, un uomo tutto di un pezzo, molto colto, che mi ha fatto crescere nella moralità ed è propria questa l’eredità che lascia a me e a tutti noi». Lo ha affermato ieri Catia Di Iulio, sindaco di Vicoli, ricordando la memoria di don Giuseppe Di Bartolomeo, spentosi giovedì sera dopo una lunga malattia.
Infatti don Giuseppe, anzi don Peppino come amavano chiamarlo tutti, nonostante in 33 anni di sacerdozio abbia avuto diversi incarichi divenendo parroco di più comunità (Corvara, Vicoli-Catignano e Villaggio Alcyone a Pescara) oltre ad essere stato canonico penitenziere e direttore della Biblioteca e dell’archivio diocesano di Penne, è stata proprio la parrocchia di San Rocco a Vicoli quella in cui ha lasciato il cuore, avendola guidata per 22 anni dal 1984 al 2006, segnando profondamente l’esistenza dei fedeli sconvolti dal dolore della perdita: «Quando mi vide diventare sindaco – racconta la giovane prima cittadina vicolese – si commosse dicendomi “Ti ho visto fare la comunione”. E proprio durante le sue lezioni dava sfoggio di tutta la sua cultura e della sua meticolosità: all’epoca non c’era Internet e lui mi raccomandava sempre di conservare con cura le enciclopedie, in quanto unici e indispensabili strumenti di cultura».
A conferma del legame che il sacerdote aveva con questa comunità, anche quando nel 2006 dovette lasciarela a causa dei primi problemi di salute, trovò poi il modo di tornarci: «Quando nel 2008 – ricorda Catia Di Iulio – morì suo fratello, in tutt’altro luogo, volle celebrare le esequie proprio a Vicoli». E lo stesso arcivescovo Valentinetti, suo grande amico, da vescovo di Termoli-Larino fu suo ospite proprio nell’amata località vestina anni addietro.
Non sarà quindi un caso, se a proseguire il suo lavoro, raccogliendo la sua eredità, sarà proprio un sacerdote originario di Vicoli cresciuto con lui, don Dario Trave, 38 anni ordinato nel 2006, nuovo parroco del Santissimo Sacramento e nuovo direttore dell’archivio diocesano di Penne: «Raccolgo un’eredità quasi completa – sottolinea don Dario – e questo dimostra la stima che lui aveva per me. Ricordo il suo grande lavoro, ai più sconosciuto, tra le quattro mura dell’archivio diocesano dove, in 25 anni, ha risistemato e catalogato centinaia e centinaia di documenti e manoscritti.
E poi è sempre stato un esempio di dedizione al lavoro anche come parroco, avendo sempre avuto la capacità di riconoscere i veri problemi delle persone: ha cercato di educare il popolo umanamente e cristianamente. L’ultima lezione ce l’ha data proprio nella malattia, che ha vissuto con grande dignità in questi mesi. Non sarà un’eredità facile da gestire ma, pur sentendomi a volte inadeguato, cercherò di operare in continuità portando avanti il suo lavoro, dove l’ha lasciato».
Stamani, alle ore 10.30 presso la Cattedrale di San Cetteo, si terrà il rito funebre di don Giuseppe Di Bartolomeo. Al termine, la salma verrà tumulata nel cimitero di Torre de’ Passeri, accanto alle tombe dei genitori e del fratello.