La proposta è rivolta ai giovani che stanno attraversando una fase di scelta rispetto al proprio percorso di vita, al mondo del lavoro e all’assunzione di responsabilità personali e sociali e che hanno maturato dentro di sé il desiderio di un’esperienza di servizio attenta al territorio e ai bisogni delle persone in situazione di fragilità
"Quando una persona - spiega don Paolo Gentili - viene a consegnare un dramma così penetrante, pur nel sigillo confessionale, il sacerdote ha in mano un bisturi con cui può aiutarla a liberarsi dal senso di colpa e dalla disistima di sé, incoraggiarla a custodire se stessa e i propri figli, sostenerla nel pretendere che il coniuge si curi. In casi estremi, si può anche parlare di “separazione terapeutica” da valutare come un dovere, e non solo un diritto, per la tutela di sé e dei propri bambini"
"Accompagnare quanti sono radicati nella forma celebrativa precedente – l’esortazione della Congregazione per il culto divino - verso una piena comprensione del valore della celebrazione nella forma rituale consegnataci dalla riforma del Concilio Vaticano II, attraverso una adeguata formazione che faccia scoprire come essa sia testimonianza di una fede immutata, espressione di una ecclesiologia rinnovata, fonte primaria di spiritualità per la vita cristiana"
"È importante – esorta la Fondazione Migrantes - costruire percorsi di cittadinanza che aiutino a rileggere l’uguaglianza sociale delle persone, mentre il dibattito odierno è da troppo tempo ancorato su posizioni ideologiche e di parte. Per una società generativa, occorre cambiare con urgenza la prospettiva di lettura rendendoci conto della realtà che ci circonda ancorata, se non proprio fondata, sulla mobilità"
"Il nostro augurio - scrivono i vescovi italiani - si fa riconoscenza per il dono della Sua parola, arricchita da segni e iniziative che orientano il cammino delle nostre Chiese verso una nuova tappa evangelizzatrice"
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