Le cooperative vincono la crisi
Il modello cooperativo ha retto alla crisi economica, con una crescita dell’8,6%. Il dato, elaborato da Nomisma, è stato presentato ieri a Verona all’interno del terzo Festival della dottrina sociale. Lo dimostrano le 80.533 cooperative attive in Italia nel 2012, rispetto alle 74.186 nel 2007.
Un’impennata, rispetto ad altre forme d’impresa con un +1,3%, di quello che è un modello assai presente in tutta Europa, con 250.000 imprese cooperative, 163 milioni di soci e 5,4 milioni di occupati: «La cooperativa non è una scorciatoia per vantaggi fiscali – spiega Paolo Bedoni, presidente di Cattolica Assicurazioni, nell’incontro dedicato a “Futuro e sfide della cooperazione” – quanto piuttosto deve essere un’impresa, improntata all’efficienza dentro ai valori della mission cooperativa. E non c’è cooperazione senza trasparenza».
L’indagine Nomisma, presentata dal coordinatore del gruppo di studio Luigi Scarola, mostra come le cooperative rispondano in maniera diversa rispetto alle imprese di capitali alla crisi economica, in termini di maggiore numerosità, tenuta dei livelli occupazionali e dei ricavi e minore delocalizzazione all’estero.
Tra le caratteristiche della cooperazione, Nomisma evidenzia il rapporto con il territorio, che fa parte dell’essenza dell’essere cooperativa: «Nel corso della crisi – sottolinea Scarola – le cooperative hanno rafforzato l’interlocuzione con il territorio contribuendo, laddove possibile, anche alla tenuta del tessuto sociale».
Ma non solo: «Il sistema cooperativo – ribadisce Giuliano Paoletti, presidente di Legacoop – vuol essere portatore di un pensiero nuovo e a questo contribuisce l’Alleanza cooperative italiane, sigla che racchiude le tre matrici culturali della cooperazione (Legacoop, Confcooperative e Agci) e mostra la capacità di dialogare tra soggetti diversi».
A quest’ultimo, ha fatto eco il presidente di Confcooperative: «I valori veri e autentici – afferma Maurizio Gardini – s’incontrano, non importa da dove nascono ma come si sviluppano. Dobbiamo sentirci un veicolo privilegiato che sappia tradurre in atti concreti un modello di società con più uguaglianza e partecipazione, essendo capaci di costruire nuovi processi di welfare, nuovi modelli aggregativi.