Alluvione in Sardegna: la Chiesa in prima linea

«Al momento la situazione viene ancora monitorata». Lo ha riferito don Marco Lai, delegato regionale Caritas per la Sardegna e direttore di quella diocesana di Cagliari, facendo il punto della situazione sulla drammatica alluvione che ha colpito l’isola nella giornata di ieri: «Le diocesi maggiormente colpite – spiega don Lai – sono quelle di Tempio con Olbia, di Nuoro con decine di paesi allagati e di Ales-Terralba con intere campagne sommerse. Per cui la prima azione è creare unità di crisi nei diversi territori e poter capire come possiamo contribuire alla vicinanza per alleviare il dramma di questo momento».
Don Lai ha quindi sottolineato che la situazione è tragica dal punto di vista dei morti, che sono già 17, più tanti dispersi: «Ci sono – precisa il delegato regionale Caritas per la Sardegna – paesi isolati, allagati: servirà coordinare volontari per aiutare la gente a liberare le case dal fango, e poi sicuramente sarà importante lanciare una colletta per le popolazioni colpite. Da questa mattina ci stiamo coordinando tra le diverse Caritas diocesane per capire cosa di fatto possiamo fare nell’immediato. Una riflessione deve essere fatta sulla gestione del territorio, che va difeso in maniera preventiva. Si deve investire ogni anno nella prevenzione visto le ferite causate con infrastrutture pesanti, strade, sbarramenti, edifici che cambiano i percorsi naturali dei fiumi: ci sono anche mutamenti climatici che hanno peggiorato queste improvvise tempeste d’acqua che trasformano dei torrenti in fiumi impetuosi che travolgono tutto».
E sempre stamani ad Olbia, alle ore 11, si è tenuto un vertice alla presenza del vescovo di Tempio-Ampurias, monsignor Sebastiano Sanguinetti, con tutti i sacerdoti della città per coordinare tutti gli interventi da mettere in campo come Chiesa diocesana e come Chiesa regionale, in stretta collaborazione con Caritas regionale e diocesana. È lo stesso vescovo, tra l’altro, a spiegare come la Chiesa si sta attivando in queste ore di emergenza: «La città è ancora sotto l’acqua – racconta il presule -. Scantinati allagati, negozi invasi dall’acqua, aziende e case distrutte. È davvero un’emergenza di grosso livello. La Chiesa è in prima linea negli aiuti. Tutte le strutture che abbiamo, le abbiamo messe a disposizione».
Ma il vescovo ha puntato il dito anche sulle responsabilità dell’uomo: «È la natura che sta diventando sempre più violenta, ma – monsignor Sanguinetti – dall’altra parte l’uomo ha messo del suo edificando dappertutto, costruendo dove non doveva costruire, ostruendo corsi d’acqua, edificando ai bordi dei torrenti. E i corsi d’acqua straripano, allagano e distruggono tutto quello che trovano. L’acqua invade riprendendo quello spazio che le era stato tolto. Quindi ci sono fattori atmosferici che si uniscono alla insipienza dell’uomo e il risultato è quello che vediamo. Ma oggi è il giorno del lutto, del pianto e della solidarietà».
E proprio quest’ultima, nonostante l’immane tragedia subita, ha suscitato una grande reazione nel popolo sardo: «Nell’arco di pochi minuti – sottolinea don Francesco Tamponi, responsabile dell’ufficio dei Beni Culturali della diocesi di Tempio-Ampurias – è scattata la solidarietà di tutti, ci sono racconti di persone che si salvano a vicenda, questa è la vera forza del nostro territorio che non è soltanto una forza estemporanea, ma ciò che costruirà il futuro. Questo bene culturale della gente non viene valorizzato, si è più attenti alle risorse economiche, a tutto quello che possono procurare come la facile fama, come nel caso di Olbia nello specifico: molti soldi sono stati spesi in imbellettamenti, fuochi d’artificio ma i problemi cronici della città sono quelli che hanno causato l’alluvione, i canali non sono mai stati messi in sicurezza e la solidarietà è scattata per supplire».
Ma al di là di ogni discorso, resta l’immensa tragedia verificatasi: «L’incuria dell’uomo è prevedibile – accusa il sacerdote -, l’incuria alla fine è il fatto che ognuno, a basso costo, dal costruttore all’amministratore vuol fare soldi, non vuol essere responsabilizzato nei confronti dell’ambiente. E poi arriva sempre la cartella esattoriale che ti presenta la natura, la storia che si ripete. Io non voglio piangere su ciò che non è stato fatto, vorrei che da questa tragedia rendesse la solidarietà il valore aggiunto».