“Il politico ami il popolo, non l’escort di turno”

Individuare nuove strategie d’intervento a sostegno dell’occupazione, procedere ad un riassetto più equilibrato della rete ospedaliera regionale oltre che ad una revisione della convenzione con le cliniche private favorendo il servizio pubblico, tutelare l’ambiente gestendo l’emergenza rifiuti non solo con la raccolta differenziata ma attivando una rete di nuove discariche e di termovalorizzatori dall’impatto ambientale sicuro, incentivare politiche a favore della natalità equilibrata solo grazie alla presenza degli immigrati che vanno accolti e non avversati.
Sono questi i quattro punti fondamentali per assicurare la rinascita socio-economica abruzzese raccolti da monsignor Bruno Forte, teologo di fama ed arcivescovo di Chieti-Vasto, che ieri, nel corso della sua lectio magistralis dal tema “Uniti per il bene comune. Etica e impegno socio-politico alla luce del Vangelo per l’Abruzzo” tenuta presso la sala convegni della Fondazione Pescarabruzzo, ha fermamente affidato alla classe dirigente ben rappresentata dal presidente e del direttore generale di Confindustria Pescara, Enrico Marramiero e Luigi Di Giosaffatte, dal rettore dell’Università D’Annunzio di Chieti e Pescara Carmine Di Ilio, del costituzionalista pescarese Nicola Occhiocupo, dei prefetti di Pescara e Chieti, Vincenzo D’Antuono e Fulvio Rocco De Marinis e da vari esponenti politici locali, su tutti il presidente della Provincia di Pescara Guerino Testa.
Un’agenda politica, dunque, quella scritta da un vescovo ad una classe politica da egli duramente ripresa per aver abbandonato il perseguimento del bene comune ed aver ridotto l’Italia ad un Paese stanco e diviso, con un popolo distante dalla politica: «È come se ci fosse – esordisce monsignor Bruno Forte – una disaffezione diffusa che riduce l’impegno politico ad essere monopolio di una casta che si riproduce per clonazione e, spesso, al ribasso». La condanna dell’arcivescovo, tra l’altro, si lega interamente all’attuale legge elettorale: «Questa incostituzionale legge elettorale – accusa Forte – che tutti dicono di voler cambiare ma che nessuno cambia la quale, inoltre, ha tagliato i ponti tra i rappresentanti e l’effettiva rappresentanza dei territori. Ecco il grande dramma che sta svuotando la politica di ogni interesse».
Per questo si avverte l’esigenza che venga riscoperto, a livello sociale e politico, il primato del bene comune: «Ci si chiede – riflette l’arcivescovo di Chieti-Vasto – se sia ancora possibile parlare realisticamente di bene comune come principio fondamentale dell’agire politico italiano, nel quale la legge del più forte ha soppiantato la forza della legge lasciando campo libero al potente di turno, affinché tuteli i propri interessi a discapito di quelli pubblici. Ed è inutile parlare, poi, dei comportamenti privati di alcuni uomini pubblici segnati da un’impressionante decadenza etica che conferma la distanza tra agire politico e morale». Al contrario, secondo il presule, il profilo del politico impegnato per il bene comune dovrebbe essere ben altro: «Un politico – conclude con ironia monsignor Forte – deve amare il suo popolo, perché un governante che non ama non può governare. Ovviamente deve amare il suo popolo e non l’escort di turno».
E con la lectio magistralis, condotta da monsignor Bruno Forte, la Fondazione Pescarabruzzo ha così avviato il progetto “Abruzzo 2020”, facendosi promotrice di un dialogo aperto e costruttivo tra tutte le parti sociali, economiche, istituzionali del sistema regionale:«Sentiamo – spiega Nicola Mattoscio, presidente della Fondazione Pescarabruzzo – la responsabilità di fornire un contributo concreto, che favorisca la ricerca di punti comuni attorno ai quali ricostruire quella coesione sociale e quella intraprendenza economica, che costituiscono i presupposti irrinunciabili dei nuovi modelli di sviluppo. Il tutto, mediante iniziative con le quali individueremo le direttrici di sviluppo del futuro della regione».
come è facile mettersi sul pulpito e fare la predica in mezzo a tanti bei sepolcri imbiancati…..perchè queste battute non le faceva ai suoi colleghi quando erano in stragrande maggioranza berlusconiani???