“Serve un nuovo equilibrio nella Chiesa”
«Dobbiamo trovare un nuovo equilibrio, altrimenti anche l’edificio morale della Chiesa rischia di cadere come un castello di carte, di perdere la freschezza e il profumo del Vangelo. La proposta evangelica deve essere più semplice, profonda, irradiante. È da questa proposta che poi vengono le conseguenze morali». È questo uno dei passi salienti dell’intervista rilasciata da Papa Francesco al direttore di “Civiltà Cattolica”, padre Antonio Spadaro, nel suo studio privato a Santa Marta, nel corso di tre appuntamenti il 19, il 23 ed il 29 agosto scorsi.
Nel testo, diffuso ieri contemporaneamente ad altre 16 riviste della compagnia di Gesù in tutto il mondo, il Santo Padre in circa 30 pagine, ha tracciato un identikit inedito di se stesso includendo le preferenze artistiche e culturali. Il primo Papa gesuita della storia ha così spiegato l’idea che ha della Compagnia di Gesù, analizzando il ruolo della Chiesa oggi e indicando le priorità dell’azione pastorale.
Papa Bergoglio sogna, dunque, una “Chiesa Madre e Pastora, non una piccola cappella che può contenere solo un gruppetto di persone selezionate”. La cosa di cui la Chiesa ha più bisogno? Secondo il Pontefice, della capacità e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità, il tutto cominciando dal basso: «Io vedo la Chiesa – ha spiegato il Santo Padre – come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto. La Chiesa a volte si è fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti. La cosa più importante è invece il primo annuncio: “Gesù Cristo ti ha salvato!”. E i ministri della Chiesa devono innanzitutto essere ministri di misericordia, perché le riforme organizzative e strutturali sono secondarie, la prima riforma deve essere quella dell’atteggiamento. I ministri del Vangelo devono essere persone capaci di riscaldare il cuore delle persone, di camminare nella notte con loro, di saper dialogare e anche di scendere nella loro notte, nel loro buio senza perdersi. Il popolo di Dio vuole pastori e non funzionari o chierici di Stato».
Tra le altre domande, inoltre, il direttore di Civiltà Cattolica si è soffermato su tematiche complesse, come quelle su divorziati, risposati, persone omosessuali, chiedendo quale pastorale sia opportuno condurre in questi casi: «Bisogna sempre considerare la persona – ha risposto il Pontefice -: qui entriamo nel mistero dell’uomo. Nella vita Dio accompagna le persone, e noi dobbiamo accompagnarle a partire dalla loro condizione. Bisogna accompagnare con misericordia. Una pastorale missionaria non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza, si concentra sull’essenziale. Il tema del primato petrino apre la prospettiva di una diversa visione della sinodalità, che va vissuta a vari livelli: forse è il tempo di mutare la metodologia del Sinodo».
Con le altre Chiese, invece, per ciò che riguarda il dialogo ecumenico, a detta di Papa Francesco, bisogna camminare uniti nelle differenze essendo quella l’unica strada per unirsi. Un altro interessante e complesso tema proposto da Padre Spadaro al Papa, è stato quello della donna nella Chiesa: «Bisogna lavorare di più per fare una profonda teologia della donna – ha esortato il Santo Padre -. Il genio femminile è necessario nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti. La sfida oggi è proprio questa: riflettere sul posto specifico della donna anche proprio lì dove si esercita l’autorità nei vari ambiti della Chiesa. Dio lo si incontra camminando, conclude il Papa: non è relativismo, ma va inteso in senso biblico per cui Dio è sempre una sorpresa, e dunque non sai mai dove e come lo trovi, non sei tu a fissare i tempi e i luoghi dell’incontro con Lui. Bisogna dunque discernere l’incontro. Per questo il discernimento è fondamentale. Io ho una certezza dogmatica: Dio è nella vita di ogni persona».