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Sadduceo … chi era (è) costui?

Ciuccio e presuntuoso. Ma chi segue Cristo si guardi dal lievito della saccenteria e dell’incredulità

Il Nuovo Testamento trasmette un’immagine molto negativa della classe dirigente israelita, soprattutto dei sadducei. Non v’è dubbio che simile giudizio dipenda in buona parte dall’atteggiamento a dir poco ostile che la casta sacerdotale, con i sommi sacerdoti e il sinedrio, ostentarono nei confronti di Gesù Cristo prima (vd. soprattutto i Vangeli della Passione), e dei suoi discepoli poi (vd. Atti). Attraverso una selezione di passi significativi, tenteremo di dipingere con rapide pennellate il «tipo» del sadduceo, quale emerge appunto dai testi neotestamentari.

I sadducei compaiono per la prima volta nei Vangeli prima che inizi la vita pubblica di Gesù, ai tempi della predicazione del Battista. Racconta Matteo che un giorno si presentarono al Giordano molti sadducei e farisei, e si misero in fila con gli altri per ricevere il battesimo (Mt 3,7ss.). Il profeta avrebbe potuto rallegrarsi che la sua testimonianza avesse convinto questi rappresentanti dell’alta società a rispondere al suo invito; ma la sua reazione è piuttosto stizzita: «Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all’ira imminente? Fate dunque frutti degni di conversione, e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre». Queste parole lasciano pochi dubbi circa l’opinione che Giovanni doveva avere dei sadducei (e dei farisei): falsi, ipocriti, ingannevoli come serpi velenose, superbi per i privilegi derivanti dalla discendenza, che però non potrà salvaguardarli dall’ira imminente se non produrranno frutti degni di conversione. E che siano immediati, perché «già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco». Profezia destinata ad avverarsi, tragicamente, in un futuro prossimo, nella distruzione del Tempio (70 d.C.) e nella fine della casta ad esso inscindibilmente legata.

Quali potrebbero essere questi «buoni frutti» che Giovanni auspica dai suoi visitatori? Al termine della sua invettiva, il Battista annuncia che sta per arrivare «Uno più potente», Uno con il ventilabro in mano, che avrebbe «pulito la sua aia, raccogliendo il grano e bruciando la pula» (Mt 3,12). Credere in Lui avrebbe potuto essere la via di salvezza. Ma i sadducei non furono di questo avviso. Dopo aver osservato per qualche tempo il nuovo profeta di Nazaret, i sadducei iniziarono, senza neanche troppi scrupoli, a mettergli i bastoni tra le ruote. In ciò trovarono spesso i farisei come alleati, e ciascun gruppo ricorreva alle armi che più gli erano congeniali. Alcuni tentativi appaiono fin troppo spudorati, come quando farisei e sadducei si presentarono insieme da Gesù «per metterlo alla prova» e gli chiesero di «mostrare loro un segno dal cielo» (Mt 16,1ss.). Ma il prodigio-su-richiesta non è previsto tra le strategie comunicative del Signore; tanto più che Egli non è avvezzo ad assecondare uomini siffatti, «una generazione perversa e adultera», che è in grado di fare le previsioni del meteo, ma non riconosce «i segni dei tempi». Ebbene «nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona». Ma (ahiloro!) neppure questo comprenderanno: perciò è opportuno che i discepoli di Cristo «facciano bene attenzione e si guardino dal lievito dei farisei e dei sadducei», cioè dalla loro dottrina (Mt 16,6-12).

Qual è dunque questa dottrina dalla quale chi segue Cristo dovrebbe (anche oggi) tenersi lontano? I sadducei, a differenza dei farisei, non riconoscevano l’autorità della tradizione, ma tenevano in considerazione solo la Parola scritta che veniva da Dio, in particolare il Pentateuco. La loro adesione alle Scritture, però, come è già stato messo in evidenza (vd. articolo: Quei simpaticoni dei Farisei), tendeva a razionalizzare, o meglio a selezionare quanto in esse vi fosse di più comprensibile, accettabile e comodo da credere. Essi per esempio negavano la risurrezione dei morti, la vita dell’anima oltre la morte e l’esistenza degli esseri spirituali (Act 23,8), elementi che invece erano accolti nella dottrina farisaica. Paolo seppe abilmente approfittare delle divergenze dottrinali tra i due gruppi rappresentati all’interno del sinedrio per salvarsi: «fratelli, io sono un fariseo, figlio di farisei; io sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti» (Act 23,6). Con queste parole egli cercava l’appoggio dei farisei, toccando un tasto assai dolente, su cui, come ben sapeva, non v’era accordo: la risurrezione dei morti. E lo ottenne; anzi scatenò con questa sua dichiarazione una disputa tanto accesa da permettergli di sfuggire, almeno per il momento, al giudizio (Act 23,10).

È evidente che la risurrezione è un argomento di fede che, se accomuna i cristiani ai farisei, li divide nettamente dai sadducei. Gesù stesso era stato invitato al confronto su questo argomento (Mt 22,23ss.; Mc 12,18ss.). In una giornata in cui già i farisei avevano tentato di «coglierlo in fallo» (Mt 22,15) sottoponendogli la questione del tributo a Cesare, alcuni sadducei gli presentano una curiosa situazione: «Maestro, Mosè ha detto: Se qualcuno muore senza figli, il fratello ne sposerà la vedova e così susciterà una discendenza al suo fratello. Ora, c’erano tra noi sette fratelli; il primo appena sposato morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello. Così anche il secondo, e il terzo, fino al settimo. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, di quale dei sette essa sarà moglie? Poiché tutti l’hanno avuta». Davvero serpi velenose! I sadducei fingono di consultare il «Maestro», cercando una soluzione a un problema pratico, che ha a che fare al contempo con il rispetto delle prescrizioni mosaiche (Dt 25,5) e con la fede nella risurrezione. Si legge tra le righe l’ironia di questi sedicenti esperti conoscitori della Bibbia, che inventano una situazione ai limiti dell’assurdo (una stessa donna a cui muoiono sette mariti, uno dopo l’altro) e un’ipotesi (per loro) irrealizzabile per principio, poiché essi non credono nella risurrezione. Ma, ammesso che la risurrezione esista – sembrano obiettare i sadducei –, in un caso simile a quello ipotizzato si produrrebbero difficoltà irresolvibili.

Con la scaltrezza di un validissimo psicologo e il savoir-faire di un abile diplomatico, Gesù sentenzia: «Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio. Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo. Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi» (Mt 22,29-32). Risposta ineccepibile sotto tutti i punti di vista. I sadducei, venuti con malizia e arroganza per deridere e far cadere il profeta, sono dei perfetti ignoranti in materia di Sacra Scrittura e non conoscono Dio. Gesù li smentisce e li umilia su entrambi i campi, e porta un esempio fondato sulla corretta esegesi del testo e sulla giusta visione dell’uomo. L’uomo non è in base alla posizione sociale o professionale che occupa nel mondo: il problema posto dai sadducei, inerente lo statuto matrimoniale della donna, non è di alcuna rilevanza nella prospettiva della risurrezione, cioè nella prospettiva di Dio, perché in Dio, come direbbe san Paolo, «non c’è più schiavo né libero, né uomo né donna» (Gal 3,28). Annullata ogni differenza sociale, professionale o sessuale che sia, non c’è matrimonio, né moglie né marito, ma «si è come angeli nel cielo». Certo, per i sadducei non doveva essere facile immaginarsi questa vita da risorti simile a quella degli angeli, dato che negavano l’esistenza degli esseri spirituali … : anche su questo punto essi sono pubblicamente e autorevolmente smentiti. Ma la parte della risposta che più deve aver offeso e infiammato i sadducei deve essere stata l’ultima: «Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi». Gesù dimostra ai sadducei che quanto essi negano è scritto, si può ricavare dalla Parola di Dio, a patto che essi sappiano leggerla e interpretarla correttamente. Proprio il Pentateuco, testo a loro particolarmente noto e caro (proprio da lì essi citavano la prescrizione mosaica), offre materia evidente a questo proposito. Il modo in cui i sadducei leggono e interpretano la Scrittura è sbagliato, e la loro fede, falsa e superficiale, impedisce loro di conoscere «la potenza di Dio». Doppiamente colpevoli, dunque: di ignoranza ed incredulità. Superbi e saccenti, con la pretesa di saperne più degli altri, e addirittura di Dio, tanto da negare persino l’evidenza della Sua Parola e dubitare sulla sua effettiva potenza.

I sadducei scomparvero dopo la conquista romana del 70 d.C. Se esistono ancora uomini e donne di questo «tipo», lo lasciamo giudicare al lettore. Forse non mancheranno persone che, a un approfondito esame di coscienza, si scopriranno degli inguaribili sadducei della Chiesa moderna.

About Sabrina Antonella Robbe (68 Articles)
Laureata in Filologia e Letterature del Mondo Antico, è Dottore di Ricerca in Studi Filologico-Letterari Classici (Università di Chieti). I suoi interessi spaziano dal mondo classico a quello cristiano medievale, con particolare attenzione alla storia e letteratura del cristianesimo tardo-antico e all’agiografia.
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2 Comments on Sadduceo … chi era (è) costui?

  1. Maria Laura Fagnano // 12 Ottobre 2013 a 19:26 //

    Mi sorprende sempre la potenza della Parola di Gesù che sa leggere dentro i cuori degli uomini e svelare ancora oggi la meschinità che si nasconde dentro i più sottili ragionamenti. Veramente una spada a due tagli che penetra nell’anima e dice la verità su ogni pensiero o azione della mia giornata; se penso ai sadducei, vedo uomini che, come me, a volte si perdono a cercare le prove, vogliono dei segni e non vedono invece che Dio è vivo e si è manifestato tante volte nella propria vita. Pensando alla figura del sadduceo, mi viene in mente la lettura della Sapienza 1,1-15. Il discernimento in questo momento è la cosa che chiedo…

  2. Mauro Valente // 8 Settembre 2013 a 16:06 //

    Confrontando i sadducei e certi episodi che hanno offuscato la Chiesa ai nostri tempi, la tentazione è dire: torniamo ai Sadducei! Ma è la debolezza di un attimo. In realtà è bene che ognuno rintracci e faccia l’incantesimo al sadduceo che è in lui. Buona settimana

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  1. Ritratto di un sadduceo

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