“La guerra è una sconfitta per l’umanità”

«Questo nostro mondo nel cuore e nella mente di Dio è la casa dell’armonia e della pace ed è il luogo in cui tutti possono trovare il proprio posto e sentirsi a casa, perché è cosa buona». Lo ha detto ieri sera Papa Francesco, nella meditazione della Veglia per la pace in occasione della Giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria, in piazza San Pietro davanti ad una folla di circa 100 mila fedeli, in cui ha fatto notare che tutto il creato forma un insieme armonioso, buono, ma soprattutto gli umani, fatti ad immagine e somiglianza di Dio, sono un’unica famiglia, in cui le relazioni sono segnate da una fraternità reale non solo proclamata a parole: l’altro e l’altra sono il fratello e la sorella da amare, e la relazione con il Dio che è amore, fedeltà, bontà si riflette su tutte le relazioni tra gli esseri umani e porta armonia all’intera creazione: «Il mondo di Dio – ha spiegato il Papa – è un mondo in cui ognuno si sente responsabile dell’altro, del bene dell’altro. Questa sera (ieri sera, ndr), nella riflessione, nel digiuno, nella preghiera – ha aggiunto il Santo Padre – quasi anticipando e sintetizzando il clima della piazza – ognuno di noi, tutti pensiamo nel profondo di noi stessi: non è forse questo il mondo che io desidero? Non è forse questo il mondo che tutti portiamo nel cuore?
Il mondo che vogliamo non è forse un mondo di armonia e di pace, in noi stessi, nei rapporti con gli altri, nelle famiglie, nelle città, nelle e tra le nazioni? Ma domandiamoci adesso: è questo il mondo in cui noi viviamo? – la prima domanda provocatoria del Pontefice, che ha spiegato -: Il creato conserva la sua bellezza che ci riempie di stupore, rimane un’opera buona. Ma ci sono anche la violenza, la divisione, lo scontro, la guerra. Questo avviene quando l’uomo, vertice della creazione, lascia di guardare l’orizzonte della bellezza e della bontà, si chiude nel proprio egoismo. Quando l’uomo pensa solo a sé stesso, ai propri interessi e si pone al centro, quando si lascia affascinare dagli idoli del dominio e del potere, quando si mette al posto di Dio allora guasta tutte le relazioni, rovina tutto. E apre la porta alla violenza, all’indifferenza, al conflitto. Come nel brano della Genesi in cui si narra il peccato dell’essere umano, l’uomo entra in conflitto con se stesso, si accorge di essere nudo e si nasconde perché ha paura, ha paura dello sguardo di Dio; accusa la donna, colei che è carne della sua carne; rompe l’armonia con il creato, arriva ad alzare la mano contro il fratello per ucciderlo. O c’è armonia o si cade nel caos, dove c’è violenza, contesa, scontro, paura».
Dunque: «In ogni violenza e in ogni guerra noi facciamo rinascere Caino. Noi tutti!». Ne è convinto il Papa, secondo il quale anche oggi continuiamo questa storia di scontro tra fratelli, anche oggi alziamo la mano contro chi è nostro fratello: «Anche oggi – ha riflettuto – ci lasciamo guidare dagli idoli, dall’egoismo, dai nostri interessi. Abbiamo perfezionato le nostre armi, la nostra coscienza si è addormentata, abbiamo reso più sottili le nostre ragioni per giustificarci. Come se fosse una cosa normale, continuiamo a seminare distruzione, dolore, morte! Ma la violenza, la guerra portano solo morte, parlano di morte! La violenza e la guerra hanno il linguaggio della morte! – il doppio ammonimento del Papa, che ha citato di nuovo la Genesi per ricordare che anche a noi viene rivolta la domanda posta da Dio a Caino, “Dov’è Abele tuo fratello”? -. Anche a noi – ha ricordato Papa Francesco – farà bene chiederci: Sono forse io il custode di mio fratello? Sì, tu sei custode di tuo fratello! Essere persona umana significa essere custodi gli uni degli altri! E invece, quando si rompe l’armonia, succede una metamorfosi: il fratello da custodire e da amare diventa l’avversario da combattere, da sopprimere. Quanta violenza viene da quel momento, quanti conflitti, quante guerre hanno segnato la nostra storia! Basta vedere la sofferenza di tanti fratelli e sorelle».
Papa Francesco, si è quindi avviato a chiudere la sua meditazione rendendo noto un ulteriore auspicio: «Vorrei chiedere al Signore – ha chiesto il Papa -, questa sera, che noi cristiani, i fratelli delle altre Religioni, ogni uomo e donna di buona volontà gridasse con forza: la violenza e la guerra non è mai la via della pace! Ognuno, si animi a guardare nel profondo della propria coscienza e ascolti quella parola che dice: esci dai tuoi interessi che atrofizzano il cuore, supera l’indifferenza verso l’altro che rende insensibile il cuore, vinci le tue ragioni di morte e apriti al dialogo, alla riconciliazione: guarda al dolore del tuo fratello e non aggiungere altro dolore, ferma la tua mano, ricostruisci l’armonia che si è spezzata. E questo non con lo scontro, ma con l’incontro!». Dopo un altro applauso, un altro forte auspicio del Papa: «Finisca il rumore delle armi! La guerra segna sempre il fallimento della pace, è sempre una sconfitta per l’umanità».
A chiusura e suggello della sua meditazione, infine, la citazione di un grande suo predecessore: «Risuonino ancora una volta le parole di Paolo VI – ha concluso Papa Francesco citando il discorso di Papa Montini alle Nazioni Unite, del 4 ottobre 1965 -: “Non più gli uni contro gli altri, non più, mai!… non più la guerra, non più la guerra!. La pace si afferma solo con la pace, quella non disgiunta dai doveri della giustizia, ma alimentata dal sacrificio proprio, dalla clemenza, dalla misericordia, dalla carità». Poi le tre parole di Papa Francesco: «Perdono, dialogo, riconciliazione sono le parole della pace. Nell’amata nazione siriana, nel Medio Oriente, in tutto il mondo! Preghiamo per la riconciliazione e per la pace, lavoriamo per la riconciliazione e per la pace, e diventiamo tutti, in ogni ambiente, uomini e donne di riconciliazione e di pace. Amen».