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Sono 4,8 i milioni di italiani in povertà assoluta

Lo confermano i dati emersi dall’indagine “La povertà in Italia – Anno 2012”, realizzata dall’Istat, presentata ieri

Il 12,7% delle famiglie italiane è “relativamente” povero, per un totale di 3 milioni 232 mila persone, corrispondente al 15,8% della popolazione. Il 6,85% è povero in termini assoluti, non riuscendo a sostenere una spesa mensile minima necessaria per acquisire i beni e servizi essenziali a uno standard di vita minimamente accettabile: si tratta di un milione e 725 mila famiglie, cioè il 6,8% di quelle residenti, pari a 4 milioni 814 mila individui (l’8% della popolazione). Sono questi i principali risultati dell’indagine “La povertà in Italia – Anno 2012” (www.istat.it), che l’Istituto nazionale di statistica ha presentato ieri mattina a Roma.

Antonio Golini, presidente pro-tempore Istat

Secondo l’Istat, la soglia di povertà per una famiglia di due componenti risulta di 990,88 euro, ed è in calo di circa 20 euro rispetto a quella del 2011. I segnali di peggioramento sono diffusi in tutto il territorio nazionale, con una crescita al 4,9% al 6,2% nel Nord, dal 6,4% al 7,1% nel Centro e dal 23,3% al 26,2% nel Mezzogiorno. Analizzando poi le caratteristiche familiari, l’Istituto ha rilevato che i nuclei numerosi, a partire dai tre componenti, sono tra quelli che vedono crescere l’incidenza della povertà, che passa infatti dal 4,7% del 2011 al 6,6% del 2012 per le famiglie con tre componenti, dal 5,2% all’8,3% per quelle di quattro, e dal 12,3% al 17,2% per quelle con cinque o più componenti. Così come l’incidenza della povertà aumenta anche per le famiglie con un solo genitore: dal 5,8% del 2011 al 9,1% del 2012.

Considerando invece chi percepisce reddito, la povertà assoluta aumenta, sostiene l’Istat, oltre che tra le famiglie di operai, dal 7,5% al 9,4%, e di lavoratori in proprio, dal 4,2 al 6%, anche per gli impiegati e i dirigenti, dall’1,3% al 2,6%, e nelle famiglie dove i redditi da lavoro si associano a redditi da pensione, dal 3,6% al 5,3%. Ma è ancora più critica la situazione per le famiglie il cui capofamiglia è una persona non occupata, per le quali l’incidenza di povertà aumenta dall’8,4% all’11,3% se il capofamiglia non lavora, e dal 15,5% al 23,6% se è in cerca di occupazione. Ed oltre alla povertà assoluta, anche per quella relativa ci sono peggioramenti, osservabili con l’aumentare dei componenti del nucleo familiare, soprattutto in presenza di figli minori, ma particolarmente elevata quando la persona di riferimento della famiglia è in cerca di occupazione: si passa dal 27,8% del 2011 al 35,6% del 2012.

L’unico miglioramento è per le persone anziane sole, dal 10,1% all’8,6%, ed è probabilmente dovuto al basso reddito da pensione, adeguata all’inflazione. È stato questo un rapporto davvero allarmante, che ha stimolato gli interventi dei maggiori enti impegnati nella lotta alla povertà come Unicef Italia che, attraverso il Fondo Nazioni Unite per l’infanzia, ha proposto una sua lettura dei dati Istat sulla povertà nel nostro Paese. In un comunicato, infatti, afferma che le cifre Istat sono molto allarmanti, soprattutto laddove fotografano la situazione del Mezzogiorno dove sarebbero concentrati la metà dei poveri assoluti (2 milioni 347 mila su 4,8 milioni, il che significa che l’altra metà è diffusa tra Centro e Nord Italia, ndr).

Nel comunicato, Unicef fa anche riferimento alla povertà che ricade sui più piccoli, coinvolgendo circa 700 mila minorenni, e sottolinea che il tasso di povertà tra i bambini e gli adolescenti è tra i più importanti indicatori di salute e benessere di una società. In condizioni economiche incerte investire per la protezione e lo sviluppo dei bambini e degli adolescenti è non solo eticamente giusto ma anche economicamente vantaggioso. Unicef Italia afferma quindi che è necessario che il Governo valuti, per ogni misura politica considerata o introdotta, in particolare in questo momento di crisi economica, l’impatto e gli effetti che tali misure possono avere sui bambini e gli adolescenti e sulle loro famiglie, in modo tale da riprogrammare, laddove necessario, gli interventi. Il comunicato conclude affermando che il contrasto alla povertà minorile è proprio la prima tra le 10 priorità che l’organizzazione ha inserito nel Documento “Diritti in Parlamento”, rivolto ai parlamentari di questa legislatura.

don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana

All’indagine Istat ha poi voluto replicare anche Caritas Italiana, mediante una nota diffusa sul proprio sito web www.caritas.it: «Siamo di fronte ad una crisi che non lascia scampo – ha sottolineato don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana -. I dati evidenziano come la crisi ha determinato l’estensione dei fenomeni di impoverimento ad ampi settori di popolazione, non sempre coincidenti con i vecchi poveri del passato. Cresce la multi problematicità delle persone, con storie di vita complesse che coinvolgono tutta la famiglia; è sempre più diffusa la fragilità occupazionale, aumenta il disagio degli anziani, si impoveriscono ulteriormente le famiglie immigrate e peggiorano le condizioni di vita degli emarginati gravi».

Nel comunicato si afferma, poi, che i dati provenienti dalle Caritas diocesane confermano una situazione allarmante. Più del 29% di coloro che si rivolgono ai Centri di ascolto Caritas hanno meno di 35 anni, mentre il 6,7% sono anziani. Emerge tra gli italiani il dato dei padri separati o divorziati, con una incidenza del 22,6%. Quasi la metà di loro, il 44,2%, ha richiesto beni primari per la sopravvivenza, mentre il 10,2% ha gravi problemi abitativi. A questa situazione Caritas Italiana e le Caritas diocesane rispondono con una rete di 1.760 servizi promossi e/o collegati alle realtà diocesane, dove operano 29.429 volontari laici. Complessivamente sono 14.246 i servizi socio-assistenziali e sanitari collegati con la Chiesa italiana, dove sono attivi 279.471 volontari laici. I Centri di Ascolto Caritas sono 2.832 con 28mila volontari laici.

About Davide De Amicis (4550 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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