“Ripartire dalla famiglia per costruire il futuro”
«Pensare per generazioni consente la costruzione del futuro del Paese. Ripartire dalla famiglia, primo e più importante generatore di solidarietà tra le generazioni, si può e si deve: non si può più aspettare». Lo ha detto stamani a Roma Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari, intervenendo al seminario in corso alla Pontificia Università Lateranense a conclusione del Progetto Infra: Intergenerazionalità, famiglia e fragilità: «L’uomo – ha ammonito Belletti – non può vivere né senza passato, (appartenenza ad una storia familiare), né senza futuro, ossia senza speranza e progetti».
Soffermandosi poi sull’intergenerazionalità come risorsa per contrastare la fragilità, il presidente del Forum ha sottolineato che i sistemi relazionali familiari in tutte le loro potenzialità di scambio solidaristico intergenerazionale non corrispondono a “cataloghi dei servizi”, ma costituiscono un risorsa formidabile, quando attivata, soprattutto di fronte alle fragilità relazionali e di cura di tante famiglie: «In Italia, invece, – ha aggiunto Francesco Belletti – a livello sociale le relazioni tra generazioni si trovano contrapposte nell’accesso a risorse progressivamente sempre più scarse, privilegiando le generazioni anziane, in parte, e soprattutto quelle adulte, rispetto a giovani e minori. Al contrario dunque delle relazioni familiari, all’interno delle quali esiste un ampio flusso bidirezionale di scambi solidaristici».
Secondo il presidente del Forum delle associazioni familiari, la famiglia svolge quindi una funzione di “ammortizzatore sociale”, soprattutto nel pensare per generazioni in termini di equità. Da questa considerazione è sorto un riferimento alla questione casa, definendola una delle modalità privilegiate di investimento e risparmio per le generazioni future: «Quanto aumenterebbe il Pil – ha riflettuto Belletti – se le cure di assistenza alla persona venissero conteggiate come lavoro? C’è un valore economicamente misurabile delle funzioni di cura che svolgono le famiglie: un dato economico con cui fare i conti».
E ha concluso: «Le riflessioni sulla conciliazione famiglia-lavoro dovrebbero essere ripensate con un altro bilancio; affrontare questo nodo consentirebbe di poter contemperare compiti di cura ed esperienza lavorativa, questione che in altri Paesi europei è stata risolta in modo family-friendly mentre in Italia trova ancora un’incomprensibile resistenza ideologica».