Referendum sull’acqua: una vittoria che sa di sconfitta
Quest’oggi, il Movimento dell’acqua scenderà nuovamente in piazza per celebrare con “sarcasmo” il secondo anniversario della vittoria referendaria, sancita nel 2011 dal voto di 27 milioni di cittadini italiani. Insomma, a detta dei vertici del Movimento, la richiesta alla politica di adottare provvedimenti per stabilire che in Italia l’acqua non è una merce, e che sulla gestione dell’acqua non si può fare profitto, è rimasta inevasa decretando il referendum stesso un “buco nell’acqua”: «In assenza di una legge quadro di riferimento – ha spiegato Rosario Lembo, presidente del Comitato italiano per il Contratto mondiale sull’acqua -, il rimando ai principi di giurisprudenza europea, che costituiscono la cornice di riferimento in tema di gestione del servizio idrico e dei servizi pubblici locali nello scenario post-referendum, espongono il nostro patrimonio idrico, le aziende che gestiscono il servizio idrico, anche quelle ancora controllate dai Comuni, al rischio di diventare facili prede da parte dei mercati finanziari e delle principali imprese europee».
Infatti, a partire dalla Legge Galli, il servizio idrico è stato equiparato ai servizi pubblici locali di rilevanza economica e quindi resta assoggettato alle regole del mercato e della concorrenza. Gli orientamenti della Commissione europea, contenuti nel “Water Blueprint”, puntano ad introdurre il vincolo dell’applicazione del sistema dei “prezzi” per ogni fase del ciclo dell’acqua, ovvero la monetizzazione di tutto il servizio idrico, e non solo, e di fatto costituiscono una minaccia che rischia di annullare, in Italia, ogni prospettiva futura di rispetto del referendum e di ripubblicizzazione del servizio idrico.
Da queste preoccupazioni, è quindi nato l’appello che il Comitato mondiale dell’acqua ha lanciato al Parlamento europeo ed al nuovo Governo Letta, in concomitanza con il secondo anniversario del referendum sull’acqua, perché si faccia carico di mettere in sicurezza la difesa delle risorse idriche nazionali, adottando urgentemente una serie di provvedimenti. Tutto questo con gli obiettivi di ratificare nella Costituzione italiana la risoluzione Onu del luglio 2010 e, successivamente, approvare una nuova legge quadro sulle risorse idriche, accogliendo i principi e le proposte contenuta nella legge di iniziativa popolare deposita in parlamento dai Movimenti dell’acqua nel 2007. E ancora, riportare la competenza in materia di regolamentazione del ciclo delle acque e del servizio idrico e, di conseguenza, della determinazione del metodo tariffario sotto la competenza del Ministero dell’Ambiente, della tutela del territorio e del mare.