“Il nostro futuro dipende dagli immigrati”
«L’immigrazione non è una maledizione, ma un’opportunità da cogliere». Lo ha affermato ieri Fosco Corradini, responsabile Cna nazionale delle Politiche per l’integrazione, presentando a Roma il Rapporto annuale “L’imprenditoria straniera in Italia”: «La popolazione italiana decresce e invecchia – ha sottolineato Corradini -, quindi il futuro della nostra terra dipende proprio dagli immigrati».
Il 56,8% dei titolari stranieri di ditte individuali in Italia, infatti, provengono da Marocco, Romania, Cina, Albania e, attualmente, la maggior parte risiede nel Centro nord: «Il 72,2% di loro – ha approfondito Antonio Murzi, responsabile nazionale ufficio statistiche Cna – opera nelle costruzioni, il 37,2%, nel commercio, il 35%, e nel tessile, 6,6%». Le imprese etniche, dunque, sono ormai talmente integrate nel tessuto economico da non procedere più in totale controtendenza rispetto alle imprese autoctone ed ecco perché, dopo una crescita ininterrotta, la crisi nel 2012 ha colpito anche loro con una diminuzione del 6,7% rispetto al 2011.
Questo dato, però, non ha compromesso il contributo degli stranieri negli anni della crisi. Al 31 dicembre 2012 in termini assoluti erano, in effetti, 232.668 ovvero cresciuti di 65.519 unità rispetto al 2007. Tra il 2008 ed il 2012, peraltro, l’occupazione degli stranieri in Italia è aumentata di 581 mila unità: «Una crescita – ha concluso Murzi – che è unica tra le grandi economie europee».
Ma non solo: «Parlare di imprenditoria straniera italiana – ha spiegato Jose Angel Oropeza, direttore Ufficio internazionale per le Migrazioni di Roma – significa anche parlare di cittadinanza e di come gestire i flussi migratori. Tutti i migranti si spostano in cerca di un mondo migliore e questo percorso, per tanti, è segnato dalla sofferenza, ma ognuno ha un sogno e i dati citati dimostrano il loro impegno, la loro perseveranza e la loro riconoscenza per il Paese che li ha accolti».
E fiducia e responsabilità sono anche gli aspetti evidenziati nel libro di Romano Bernini dal titolo “Quasi italiani – storie immigranti imprenditori”, presentato nel corso dell’evento: «Nel libro – ha ricordato Cecilia Guerra, vice ministro al Lavoro – si sottolinea l’importanza della realizzazione, della creatività, dell’artigianalità, insite nella cultura italiana e fatte proprie dagli immigrati che hanno deciso di vivere ed investire in Italia».
Storie, a detta del vice ministro, che ribadiscono quanto sia urgente uscire da una visione punitiva e stereotipata dell’immigrazione: «Questo libro – ha riconosciuto Francesco Marsico, vice direttore di Caritas Italiana – è uno spaccato di vita vissuta dell’Italia che potrebbe essere il volto del futuro del nostro Paese se riuscissimo a “fare sistema” e a liberarci di un atteggiamento fortemente diffidente».