Un miliardo, nel mondo, le persone costrette a migrare
«Circa un miliardo di esseri umani, cioè un settimo della popolazione globale, è costretto a migrare». Lo ha dichiarato ieri il sottosegretario del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti, padre Gabriele Bentoglio, intervenendo alla prima giornata dei lavori della XX Assemblea del dicastero, sul tema “La sollecitudine pastorale della Chiesa nel contesto delle migrazioni forzate”, che si concluderà domani. Nell’elenco dei dieci Paesi da cui parte il maggior numero di migranti internazionali, il Messico è il primo della lista con circa 12.930.000 persone emigrate, seguito dall’India con 11.810.000 persone, e dalla Federazione Russa con 11.260.000 migranti.
In successione Cina, Bangladesh e Ucraina seguono nella graduatoria rispettivamente con 8.440.000, 6.480.000 e 6.450.000 persone emigrati. Per quanto concerne, poi, le mete preferite di questi “viaggi della speranza”, il primo posto spetta agli Stati Uniti d’America, con 42.810.000 immigrati, seguiti dalla Federazione Russa con 12.270.000 persone, dalla Germania con 10.760.000, dall’Arabia Saudita con 7.290.000 e dal Canada con 7.200.000 persone. Rileggendo questi dati, in pratica, emerge che gli Stati Uniti d’America ospitano più immigrati di Russia, Germania, Arabia Saudita e Canada messi insieme. Mentre gli ultimi posti di questa graduatoria vengono occupati da quattro Paesi europei: Francia, con 6.680.000 persone, Regno Unito con 6.450.000 persone, Spagna con 6.380.000 persone e Ucraina, con 5.260.000 persone, che chiude la lista.
L’India compare, invece, al nono posto con 5.440.000 immigrati. Sommando queste cifre, quindi, è possibile rilevare come i primi dieci Paesi preferiti come destinazione migratoria, ospitano circa 110 milioni di migranti corrispondenti a più del 50% del numero totale dei migranti internazionali: «Il volto del mondo – ha riflettuto Padre Bentoglio – continua a cambiare e a trasformarsi e il movimento delle persone produce nuove sfide e nuove opportunità. È sotto gli occhi di tutti che i flussi migratori, insieme con le nuove forme di comunicazione, hanno fatto del multiculturalismo una delle caratteristiche più importanti del nostro tempo. La Chiesa, in particolare, nel raccogliere l’invito alla nuova evangelizzazione, mentre vive l’Anno della Fede, non può ignorare questo fatto che tocca milioni di persone, in situazioni talvolta drammatiche e tragiche».