Salute madri e figli: nel mondo stanno meglio i finlandesi
La Finlandia è il miglior Paese al mondo per madri e figli, mentre la Repubblica Democratica del Congo è il peggiore. La nostra Italia si colloca, invece, al diciassettesimo posto e gli Stati Uniti al trentesimo. Sono questi i dati piuttosto significativi che emergono dal quattordicesimo Rapporto di “Save the Children” sullo “Stato delle madri nel mondo”, che ha studiato le condizioni di madri e bambini in 176 Paesi traendo la conclusione che nelle nazioni in fondo alla classifica, in media una donna su 30 muore per cause legate alla gravidanza o al parto. E nel mondo, ogni anno un milione di neonati muore nel primo giorno di vita.
I dati del Rapporto, presentato martedì, sottolineano così le enormi disparità tra i Paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo, dove risulta fatale l’assenza di servizi sanitari di base e di prima assistenza durante e dopo il parto. Approfondendo, poi, il contesto italiano il rapporto di “Save the Children” rivela che le condizioni di salute delle mamme e dei bambini raggiungono livelli alti, facendo registrare un tasso di mortalità femminile per cause legate al parto pari ad 1 ogni 23.300 e quello di mortalità infantile di 3,7 ogni 1.000 nati vivi, così come risulta abbastanza alto il livello di istruzione delle donne, pari a 16 anni di formazione scolastica. Nel Rapporto, come già anticipato, salta all’occhio il trentesimo posto occupato nella classifica generale dagli Usa per lo stato di benessere delle mamme e dei loro figli.
Addirittura, tra i Pesi industrializzati gli Stati Uniti guidano la triste classifica per mortalità dei neonati: infatti ogni anno più di 11 mila bambini americani muoiono durante il loro primo giorno di vita. Nonostante le condizioni dell’istruzione ed economiche siano soddisfacenti, collocandosi tra i 10 migliori Paesi, altrettanto non si evince per quanto concerne la salute delle madri ed il benessere dei bambini, per le cui voci si posiziona rispettivamente al quarantaseiesimo ed al quarantunesimo posto, e per la partecipazione politica, per la quale si classifica all’ottantanovesima posizione: «Il Rapporto – ha riflettuto Valerio Neri, direttore generale di “Save the Children” – conferma che i bambini nati da madri che vivono in condizioni di estrema povertà hanno il più basso tasso di sopravvivenza . Alla base del problema c’è la persistente differenza tra la salute nei paesi più ricchi e in quelli più poveri. Molte vite potrebbero essere salvate se i servizi sanitari di base raggiungessero le famiglie più povere dei paesi in via di sviluppo. Ma i fondi, pubblici e privati, per progetti specifici non sempre incontrano le necessità e spesso sono insufficienti rispetto all’entità del problema. È evidente che dove le madri sono più forti dal punto di vista fisico, finanziario e sociale, i figli hanno più probabilità di sopravvivenza».