“Chi non lavora ha perso la dignità”

È stata una folla di 70 mila persone quella che ieri ha gremito piazza San Pietro in occasione dell’udienza generale del mercoledì, che ha visto Papa Francesco celebrare la memoria di San Giuseppe lavoratore iniziando il mese tradizionalmente dedicato alla Madonna. Anche se il primo maggio del Santo Padre era cominciato di buon mattino nella cappella di Santa Marta, dove ha presieduto la Santa Messa in presenza di alcuni minori e ragazze madri ospiti del Centro di solidarietà “Il Ponte”, nato a Civitavecchia nel 1979, accompagnati dal presidente dell’associazione don Egidio Smacchia.
Il Vangelo proposto dalla liturgia del giorno era quello in cui Gesù viene chiamato il “figlio del falegname”. Giuseppe era un lavoratore e Gesù ha imparato a lavorare con lui. Nella prima lettura si legge che Dio lavora per creare il mondo: «Questa icona di Dio lavoratore – ha esordito il Papa – ci dice che il lavoro è qualcosa di più che guadagnarsi il pane. Il lavoro ci dà la dignità! Chi lavora è degno, ha una dignità speciale, una dignità di persona: l’uomo e la donna che lavorano sono degni. Invece quelli che non lavorano non hanno questa dignità. Ma tanti sono quelli che vogliono lavorare e non possono. Questo è un peso per la nostra coscienza, perché quando la società è organizzata in tal modo, che non tutti hanno la possibilità di lavorare, di essere unti della dignità del lavoro, quella società non va bene: non è giusta! Va contro lo stesso Dio, che ha voluto che la nostra dignità incominci di qua.
La dignità non ce la dà il potere, il denaro, la cultura, no! La dignità ce la dà il lavoro e un lavoro degno perché oggi tanti sistemi sociali, politici ed economici hanno fatto una scelta che significa sfruttare la persona: non pagare il giusto, non dare lavoro, perché soltanto si guarda ai bilanci, ai bilanci dell’impresa; soltanto si guarda a quanto io posso approfittare. Oggi non possiamo dire più quello che diceva San Paolo: “Chi non vuol lavorare, non mangi”, ma dobbiamo dire: “Chi non lavora, ha perso la dignità, perché non trova la possibilità di lavorare”. Anzi: la società ha spogliato questa persona di dignità!».
È stato un monito deciso, quello espresso dal Pontefice, che ha introdotto la successiva esortazione, diffusa nel corso dell’udienza generale, nella quale ha incoraggiato le parti sociali a non arrendersi: «Rivolgo a tutti voi – ha esclamato Papa Francesco – l’invito alla solidarietà e ai Responsabili della cosa pubblica l’incoraggiamento a fare ogni sforzo per dare nuovo slancio all’occupazione. Questo significa preoccuparsi per la dignità della persona, ma soprattutto vorrei dire di non perdere la speranza: anche san Giuseppe ha avuto momenti difficili, ma non ha mai perso la fiducia e ha saputo superarli, nella certezza che Dio non ci abbandona.
E poi vorrei rivolgermi in particolare a voi ragazzi e ragazze, a voi giovani: impegnatevi nel vostro dovere quotidiano, nello studio, nel lavoro, nei rapporti di amicizia, nell’aiuto verso gli altri. Il vostro avvenire dipende anche da come sapete vivere questi preziosi anni della vita. Non abbiate paura dell’impegno, del sacrificio e non guardate con paura al futuro, mantenete viva la speranza: c’è sempre una luce all’orizzonte».