Quattro progetti per risorgere dalla crisi
La crisi economica ha provocato un aumento enorme delle povertà familiari, con il 177,8% di casalinghe ed il 65,6% di pensionati che nei primi sei mesi del 2012 si sono rivolti ai Centri di ascolto Caritas facendo registrare l’accesso del 15,2% in più di italiani rispetto al 2011. Per questo Caritas Italiana ha pensato di promuovere quattro progetti da realizzare a livello diocesano, ovvero reti di famiglie per l’aiuto reciproco, sostegno alla genitorialità in situazioni di disagio socio-familiare, sostegno da famiglia a famiglia e gemellaggi responsabili tra famiglie italiane e greche.
Se ne sta parlando in questi giorni in uno dei cinque gruppi di confronto, su migranti, famiglie, persone in solitudine, giovani, persone che sperimentano dipendenze, riuniti per la prima volta nell’ambito del trentaseiesimo Convegno nazionale delle Caritas diocesane, dal tema “Educare alla fede per essere testimoni di umanità”, che, da ieri a giovedì, si sta volgendo proprio nella nostra arcidiocesi di Pescara-Penne a Montesilvano, con la presenza di oltre 600 delegati provenienti da 220 Caritas diocesane: «Nella situazione attuale – ha spiegato Giuseppe Dardes, responsabile dell’ufficio solidarietà sociale di Caritas italiana – è necessario un cambiamento di prospettiva che aiuti a concepire la famiglia non solo come soggetto destinatario di azioni di aiuto, ma per creare rapporti di scambio e reciprocità tra pari».
Da qui scaturisce la promozione di reti di reti di famiglie, affinché si aiutino reciprocamente accrescendo il benessere familiare e, a tal proposito, è già partito, da marzo a giugno, un percorso formativo coordinato dal Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Alle famiglie che, invece, vivono un disagio sociale e familiare viene proposto un percorso di sostegno alla genitorialità, mentre è a buon punto l’iniziativa “Una famiglia con una famiglia”: «Si tratta – ha precisato Dardes – di una sorta di affido familiare diurno, con famiglie con maggiori risorse che si fanno carico di altre famiglie in situazioni di temporanea fragilità».
I gemellaggi, d’altra parte, favoriscono azioni solidali che coinvolgano famigli italiane a favore di famiglie greche, quali occasioni di incontro, conoscenza e condivisione. Al convegno Caritas è poi presente anche un’”area di servizio”, uno spazio con esperienze su questi cinque ambiti promossi dalle Caritas di varie diocesi, come Pescara, Torino, Biella, Palestrina, Andria, Matera, Reggio Calabria, Udine, Milano e Reggio Emilia. Ma è stata ancora la nostra arcidiocesi di Pescara-Penne a presentare un progetto di co-housing per donne portatrici di disagio psichico, intitolato “Piccole donne” e incentrato sul reinserimento sociale e relazionale di donne con patologia psichiatrica.
Il progetto è nato nel 2007 dall’esperienza tra il gruppo di lavoro pe il Pronto intervento sociale, l’equipe del Laboratorio Incontro, centro diurno polifunzionale per l’integrazione dei diversamente abili, ed il Centro di salute mentale della Asl: «Le persone con patologia psichiatrica – hanno spiegato i responsabili, come schizofrenia, disturbi del comportamento, sindrome depressiva, psicosi, dopo l’allontanamento dai nuclei di vita vengono inserite in comunità riabilitative e poi in nuclei-appartamento tutorati». Il progetto rende autonome le donne anche attraverso la gestione dell’economia domestica, con rette minime di 300 euro, restituendo loro dignità e identità sociale. Queste donne, vengono inoltre inserite in progetti di terapia occupazionale, borse lavoro o volontariato.
Ogni singolo gruppo, formato da tre donne, si occupa della casa, lavora o fa volontariato almeno tre ore al giorno, ha ospiti a cena almeno una volta a settimana, va al cinema, fa attività fisica, il tutto con verifiche periodiche di psichiatri e operatori. E un’altra iniziativa, altrettanto significativa, è stata quella promossa dalla Caritas diocesana di Reggio Calabria-Bova e intitolata “Ma la vita non è un colpo di fortuna”.
Il progetto è una delle iniziative presentate nell’ambito dello spazio “Idee per strada” e prevede azioni di sostegno, accompagnamento e prevenzione del gioco d’azzardo patologico rivolte a giovani, adulti e anziani: «In un momento di difficoltà economica diffusa – hanno illustrato i delegati di Caritas Reggio Calabria-Bova -, il miraggio di una ricchezza facile e immediata manda in rovina sempre più persone. A questo drammatico fenomeno sono particolarmente esposti i giovani, i disoccupati e le famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese, gli anziani soli. Tutte quelle fasce di popolazione un tempo appartenenti al cosiddetto ceto medio e che oggi vengono “declassate” come nuovi poveri».
Basti pensare che dal 2007 al 2011 la percentuale di popolazione che si è rivolta alla Caritas per affrontare le spese correnti, è cresciuta del 14%. L’obiettivo del progetto è di promuovere un programma di prevenzione ed intervento sulle nuove dipendenze, di cui fa parte la dipendenza dal comportamento da gioco. Il percorso si propone di promuovere l’educazione alla salute, attuare interventi di prevenzione primaria e secondaria, attraverso una diagnosi tempestiva per cogliere i sintomi fin dal primo insorgere del disturbo. Nello stesso tempo, viene informata la popolazione sui rischi del gioco d’azzardo rivolgendosi, in particolare, ai familiari di chi manifesta il problema.
C’è, inoltre, l’intenzione di creare una rete con associazioni, servizi territoriali, medici di base, centri giovanili. Tutto ciò tramite uno spazio di ascolto informativo e di consulenza ai giocatori patologici ed ai loro familiari, gruppi di auto mutuo aiuto, luoghi di socializzazione, distribuzione di buoni sociali prepagati per l’acquisto di prodotti di prima necessità, alimentari e non, e la copertura di parte dei costi di utenze telefoniche, di luce e gas. Ad oggi sono state già contattate 150 persone e distribuiti tra i 20 ed i 40 bonus acquisto. È stato, infine, verificato l’aumento delle conoscenze in materia di gioco d’azzardo patologico nella popolazione, con la previsione di un incremento del 30%. I costi del progetto, della durata di dodici mesi, si aggirano sui 48 mila euro.