Lavoro: non sono “choosy” i giovani abruzzesi

I giovani abruzzesi , smentendo l’opinione del ministro Elsa Fornero, sono tutt’altro che “choosy” riguardo al proprio futuro lavorativo. Al contrario, pur temendo maggiormente l’insicurezza del posto di lavoro, il giovane lavoratore abruzzese percepisce la propria professione come risposta ai propri bisogni di auto-realizzazione, ma soprattutto non disdegna i lavori manuali oltre ad essere molto ben disposto ad avviare un’attività imprenditoriale, senza per questo escludere la possibilità di trasferirsi al di fuori dell’Europa per lavorare.
È questo il risultato emerso dall’indagine “I giovani italiani e la visione disincantata del lavoro. Il lavoro visto dai giovani abruzzesi a confronto con i dati nazionali ”, condotta dalla multinazionale del lavoro “Gi Group” in collaborazione con “OD&M Consulting”, presentata venerdì a Pescara nell’ambito del convegno intitolato “Dal disincanto del lavoro alle alleanze per le opportunità”, organizzato da “Gi Group” con il patrocinio dell’Aidp Abruzzo-Molise, l’Associazione italiana per la direzione del personale, e della Regione Abruzzo.
Lo studio, consistito nella somministrazione di un questionario a risposta chiusa incentrato su quattro aree (situazione professionale, orientamento e ricerca del lavoro, rappresentazioni del lavoro, rappresentazioni del lavoro e professioni manuali-apprendistato), ha messo a confronto le opinioni di 1.018 giovani italiani, di età compresa tra i 15 ed i 29 anni, quelle di altrettanti genitori e di 30 aziende con quelle di 108 giovani abruzzesi, aventi la stessa età, che rappresentano il 9,7% del campione nazionale: «Come nel resto dell’Italia – ha spiegato Antonio Bonardo, Direttore Public Affairs di Gi Group – anche sul territorio abruzzese la disoccupazione giovanile rappresenta un’emergenza. Proprio per questo, la fotografia delle aspettative e dei desideri nei confronti del lavoro dei giovani italiani, prima, e dei ragazzi abruzzesi, poi, scattata dalla nostra indagine, rappresenta un primo, importante spunto di riflessione per famiglie, aziende e attori del mercato del lavoro, per capire il punto di vista di uno dei target attualmente più in difficoltà ad accedere al mondo professionale e provare a dare loro aiuti e risposte più in linea con il testo occupazionale».
Un dato rappresentativo su tutti, è quello riguardante il valore ed il senso del lavoro che per il 42% dei giovani intervistati in abito nazionale rappresenta la possibilità di portare a casa uno stipendio, mentre per il 43,5% dei coetanei abruzzesi discostatisi dal dato nazionale rappresenta innanzi tutto un’occasione di realizzazione personale. Tanta voglia di fare e di riuscire deve, però, fare i conti con la crisi globale che, anche nella nostra regione, non fa sconti e relega i giovani a casa:«A noi – ha concluso Paolo Gatti, assessore regionale al Lavoro – interessa la massima occupazione, ma per realizzarla non bastano le politiche regionali. Occorrono le azioni di un governo riformista liberale, diverso dai precedenti, che sappiano invertire la tendenza».