“L’ultima tappa del mio pellegrinaggio”

«Tra di voi, tra il Collegio cardinalizio, c’è anche il futuro Papa, al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza ed obbedienza». Con queste parole umili, semplici e concrete, già proiettate verso un futuro della Chiesa senza di lui, ma al tempo stesso con lui nella preghiera, Benedetto XVI stamani ha salutato la Curia romana, ricevendola nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, nel suo ultimo giorno da Pontefice.
Un incontro, questo, segnato dall’emozione collettiva dei cardinali intenti a fotografarsi con il Santo Padre, immortalando un momento straordinariamente unico. Poi il discorso finale attraverso il quale il Santo Padre ha sottolineato che, nei prossimi giorni, dedicherà le sue preghiere ai cardinali affinché siano pienamente docili all’azione dello Spirito Santo nell’elezione del nuovo Papa.
E nell’atmosfera ancora commossa della Sala Clementina, con serena lucidità, Benedetto XVI ancora una volta ha voluto spiegare ciò che sta avvenendo, quasi a voler tranquillizzare i fedeli e la Chiesa tutta sul suo lungo futuro in questo momento così incerto ed improvviso, citando il pensiero del teologo svizzero Romano Guardini: «La Chiesa – ha affermato il Papa , ripensando all’ultima udienza generale di ieri – non è un’istituzione escogitata e una costruzione degli uomini, ma una realtà vivente, che vive il tempo in divenire, trasformandosi ma in cui la natura è sempre la stessa. È la nostra esperienza di ieri in piazza. La Chiesa è il popolo di Dio, è nel mondo ma non è del mondo: lo abbiamo visto ieri. La Chiesa sopravvive nelle anime. La Chiesa è viva, cresce e si rispecchia nelle anime, che offrono a Dio la propria carne, e la propria capacità di generare Cristo».
Prima del commiato, c’è ancora un ultimo pensiero rivolto al Collegio dei cardinali, paragonato dal Papa ad un’orchestra dove le diversità concorrono ad una concorde e superiore armonia. Terminato anche l’ultimo incontro, è così partita l’ultima grande liturgia presieduta da Benedetto XVI, quella della rinuncia ufficiale al ministero petrino anticipata dal suo trasferimento nella residenza provvisoria di Castel Gandolfo. Un viaggio seguito attimo dopo attimo dai fedeli di tutto il mondo, presenti a Roma e collegati in mondovisione, ancora commossi e increduli. Il Papa ha lasciato il Palazzo Apostolico, salutando ancora una volta i cardinali e tutta la struttura vaticana rappresentata dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, mentre i fedeli commossi assistevano dai maxi schermi posizionati in piazza San Pietro.
Quindi il tragitto in elicottero verso Castel Gandolfo, sorvolando e salutando ancora una volta tutta Roma, e l’arrivo in quella che, finora, è sempre stata una residenza estiva di un Papa nel pieno delle sue funzioni e che da questa sera, alle 20, ospiterà il primo Papa emerito della storia della Chiesa. A quell’ora, dunque, terminerà il papato di Benedetto XVI e inizierà la sede vacante con il decano dei cardinali, Angelo Sodano, che già domani, per prima cosa, invierà le lettere di convocazione per i cardinali. In successione, da lunedì, inizieranno le Congregazioni generali che vedranno i porporati riunirsi, al mattino e al pomeriggio, nell’Aula nuova del Sinodo: «Ai cardinali, poi, – ha precisato Padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa Vaticana – spetta quante Congregazioni tenere e fino a quando, oltre che decidere la data d’inizio del Conclave».
Il Conclave: un avvenimento da sempre complesso e affascinante che, mai come in questa occasione, potrebbe essere oggetto di errate interpretazioni: «Dobbiamo essere attenti – ha puntualizzato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana – per non lasciarci suggestionare, o peggio condizionare da letture estremamente parziali che non colgono la sostanza, il cuore della Chiesa. La Chiesa non si può inquadrare ed esaurire attraverso categorie esterne o di calcolo, perché “il mistero della Chiesa, la sua duplicità umana e divina, sfugge alla comprensione di categorie puramente umane. La Chiesa è solida e salda perché è nelle mani del Signore e non per i nostri talenti e le nostre doti. Non è una realtà puramente umana ma umano-divina e, quindi, una lettura puramente sociologica, politica, umana o mondana applicata alla Chiesa non riesce a cogliere la profondità della Chiesa».
Quel che è certo, comunque, è come non ci si possa nascondere dietro un dito dato che, in questo momento storico caratterizzato da una crisi morale e spirituale in un mondo sempre più secolarizzato, la Chiesa necessita di un pastore quanto mai preparato per poter caricare sulle proprie spalle una croce, divenuta troppo pesante per il fisico indebolito del suo predecessore. A sceglierlo, illuminati dallo Spirito Santo, saranno dunque i cardinali: «Ci vedremo – ha aggiunto il cardinal Bagnasco – prima nelle Congregazioni iniziali, anche quelli che non entreranno in Conclave per motivi di età, per scambiarci le nostre impressioni, opinioni, suggerimenti, auspici, criteri circa la Chiesa nel mondo. Da questo nostro incontrarci nella fraternità sotto la luce dello Spirito, sotto lo sguardo di Gesù Maestro, nella maestà della Cappella Sistina, ogni cardinale elettore, siamo 115 attualmente – esprimerà in coscienza il nome che riterrà più adeguato. Dobbiamo rafforzare la fiducia nel Signore seguendo questo momento con molta fiducia e con molta preghiera».
Sì, la preghiera con cui Benedetto XVI continuerà a supportare le vicende della Chiesa in quella che lui stesso, salutando i fedeli presenti a Castel Gandolfo, ha definito l’ultima tappa del suo pellegrinaggio terreno. Mancano ancora pochi minuti al termine del suo pontificato, poi le guardie svizzere lasceranno il Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo che chiuderà il proprio portone, chiudendo anche un capitolo breve ma assolutamente intenso della storia della Chiesa e del Cattolicesimo, fatto di preghiera, umiltà e penitenza. E i frutti di tutto questo si sono visti in tutta quella folla che anche vedendo rientrare il Papa dimissionario nelle proprie stanze, è rimasta sotto le sue finestre a sorreggerlo fino alla fine: perché Papa è e Papa resterà sempre e comunque, mentre la Chiesa aprirà un nuovo capitolo, impegnativo e ricco di sfide, della sua storia millenaria.