“Non un voto di protesta, ma consapevole”
«È sbagliato pensare che sia una protesta generica. Le persone hanno votato ritenendo che quella ricetta, onestà, riduzione della spesa pubblica improduttiva, maggiori aiuti a chi ne ha bisogno, sia la migliore». Lo ha spiegato Giuseppe Roma, direttore generale del Censis, analizzando i risultati elettorali.
Venerdì infatti, per l’ultimo comizio di Beppe Grillo, l’istituto di statistica ha inviato alcuni intervistatori in piazza San Giovanni: «Naturalmente – ha precisato Roma – il dato raccolto è parziale, ma emerge chiaramente come la protesta non sia la ragione principale del voto. A fronte di un 40% di persone spinte da sentimenti di ribellione generica, circa il 60% speravano invece di risolvere la crisi con il voto. La rabbia degli italiani è contro la corruzione, gli sprechi della finanza pubblica e il sistema fiscale. Su questi tre argomenti si è catalizzato un sentimento di ripulsa che non è semplice protesta. Chi si è raccontato in grado di cambiare le cose, con una certa forza comunicativa, ha centrato l’obiettivo; anche se la misura della vittoria non era così prevedibile».
Ora, però, la questione che tiene inevitabilmente banco è quella relativa alla governabilità del Paese ma, a detta dell’esperto, un governo deve essere fatto: «Se andassimo alle elezioni a giugno, infatti, – ha riflettuto il direttore generale del Censis – cosa ci fa pensare che i risultati sarebbero diversi? Non credo che la gente si sia spaventata per i voti presi da Grillo. Le persone lo hanno votato consapevolmente. Sarebbe meglio, allora, creare un governo di grande coalizione che sia però capace di recepire il messaggio di un quarto degli italiani: ridurre il numero dei parlamentari, porre un tetto agli stipendi pubblici e così via. Questa iniziativa, che sembra banale, va fatta subito».
Insomma, per l’analista la macchina del potere e dello spreco deve essere arrestata davvero e non soltanto annunciata: «D’altra parte – ha aggiunto Giuseppe Roma, direttore generale del Censis – una democrazia non si ferma alla bravura nel vincere le elezioni, ma dovrebbe essere capace di coinvolgere le persone tra una tornata e l’altra. Solitamente, invece, i partiti che ottengono un alto consenso elettorale si dimostrano incapaci di riconfermarlo. Possiamo dire che, a partire dal 1994, si conferma la regola che nessuno ha vinto le elezioni dopo aver governato».
Intanto, anche i vescovi italiani hanno commentato l’esito delle elezioni invocando una riflessione profonda su di esse: «La situazione che si è determinata in seguito al risultato elettorale – ha evidenziato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana – certamente si può dire e si deve dire che è un grande messaggio, un serio messaggio per il mondo della politica su cui bisognerà che i responsabili, quindi gli interessati più diretti, riflettano seriamente. Secondariamente, mi pare che si esprima una grande voglia di partecipazione da parte della gente».