“La crisi non può fermare lo sviluppo agricolo”
«Interrompere lo sforzo di solidarietà a motivo della crisi può nascondere una certa chiusura verso le necessità altrui». È questa l’osservazione rivolta ieri dal Papa, che ha ripreso il suo ministero nelle inusuali vesti di dimissionario, ai Paesi più avanzati che hanno tagliato i fondi della cooperazione internazionale a causa della loro ridotta disponibilità, ricevendo in udienza i rappresentanti degli Stati membri e i partecipanti della trentaseiesima edizione del Consiglio dei governatori dell’Ifad, il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, ovvero l’agenzia finanziata dalle Nazioni Unite avente come compito principale il sostegno di progetti in ambito rurale nei Paesi in via di sviluppo, specialmente in Africa: «La Chiesa cattolica nel suo insegnamento e nelle sue opere – ha spiegato Benedetto XVI – ha sempre sostenuto la centralità del lavoratore della terra, auspicando concretezza nell’azione politica ed economica che lo riguarda e rendendo gli agricoltori protagonisti dello sviluppo delle loro comunità e Paesi».
Insomma, secondo il Pontefice l’attenzione alla persona, nella dimensione individuale e sociale, sarà maggiormente efficace se realizzata attraverso forme di associazione, cooperative e piccole imprese familiari che siano rese in grado di produrre un reddito sufficiente per un dignitoso tenore di vita. Inoltre, il prossimo sarà l’Anno internazionale che le Nazioni Unite hanno deciso di dedicare alla famiglia rurale e per questa ragione Benedetto XVI ha sottolineato che il cuore dell’ordine sociale è la famiglia la cui vita è regolata, prima che dalle leggi di uno Stato o da norme internazionali, da principi morali inseriti nel patrimonio naturale dei valori immediatamente riconoscibili anche nel mondo rurale: «Disconoscere o trascurare questa realtà – ha precisato il Santo Padre – equivale a minare le fondamenta, non solo della famiglia, ma dell’intera comunità rurale, con conseguenze di cui non è difficile prevedere la gravità».
Nel contesto attuale, diviene quindi indispensabile offrire agli agricoltori solida formazione, costante aggiornamento ed assistenza tecnica nella loro attività, come pure appoggio ad iniziative associative e cooperativistiche: «In questo modo – ha osservato il Pontefice – non avremo solo un aumento della produzione, i cui benefici rischiano di non essere percepiti dai più poveri come spesso avviene oggi, ma un’efficace spinta verso legittime riforme agrarie per garantire la coltivazione dei terreni, quando questi non sono adeguatamente utilizzati da coloro che ne hanno la proprietà e, talora, impediscono l’accesso del contadino alla terra». Infine, anche l’assistenza internazionale potrebbe più utilmente rispondere ai bisogni dei beneficiari effettivi.