“L’affetto non giustifica il matrimonio”

«C’è il matrimonio che ha una tradizione chiara nel diritto, e c’è poi l’arcipelago delle altre convivenze non familiari, per le quali è bene che si cerchino soluzioni nel diritto privato e soluzioni patrimoniali, un terreno che la politica dovrebbe cominciare a percorrere».
Lo ha ribadito ieri monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, rispondendo alle domande dei giornalisti intervenuti presso la sala stampa vaticana. Il crocevia dello Stato e della società è dunque l’intreccio delle generazioni: «Non dobbiamo pensare – ha sottolineato monsignor Paglia – che il matrimonio sia giustificato solo dall’affetto: l’autosufficienza del sentimento non giustifica il matrimonio. Il matrimonio, infatti, è giustificato certo dall’amore, ma ha una struttura pubblica che non può essere allentata. Che poi ci siano diritti individuali da garantire, è bene che si percorra anche questa strada. L’uomo e la donna sono per la famiglia. Gli altri affetti non giustificano il matrimonio, perché quest’ultimo implica un amore coniugale e quindi la generatività. Se per matrimonio intendiamo qualunque affetto, allora abbiamo distrutto tutto e abbiamo perso tutti».
Viste poi le domande poste dalla stampa, il vescovo non ha mancato di rispondere anche ai quesiti rivolti in relazione alla legge francese sui matrimoni gay: «Attenzione – ha ammonito il presule – a non mettersi su piani inclinati per dare risposte a ragioni che non siano quelle di una civiltà matura e responsabile. Se un’importante autorità governativa dice che con questa legge si vuole cambiare la civiltà, con una legge approvata dalla maggioranza, è evidente che si nasconde qualcos’altro».
Con l’occasione, i vertici vaticani hanno omaggiato lo sforzo dei vescovi francesi riconoscendo loro il coraggio di aver aperto un dibattito restando a loro volta rimasti sorpresi dalle adesioni di altri, compreso il Gran Rabbino, uomini di cultura per nulla credenti, i rappresentanti dei luterani e dei musulmani francesi: «È questa la via – ha riflettuto il presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia -: dobbiamo tornare a pesare, prima di decidere per altri motivi. Per i cristiani, infatti, la vittoria è nella verità».
Rispondendo poi ad altre domande sulle unioni gay, il vescovo è intervenuto citando un verso di Giorgio Gaber: «L’universo sa soltanto che senza due corpi differenti e due persone differenti non c’è futuro». Infatti, secondo monsignor Paglia, il rispetto per la verità non richiede l’abolizione delle differenze:«Esiste una pari dignità tra tutti i figli di Dio – ha concluso il presule – l’uguaglianza è nella dignità, che è intoccabile. Ciò che per la Chiesa non è accettabile è quell’ugualitarismo malato che abolisce ogni differenza».