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Un tempo perché i cristiani s’impegnino nel mondo

Il Natale è un tempo di grande gioia, e un’occasione per una profonda riflessione – dice Benedetto XVI

di Papa Benedetto XVI (sul Financial Times)

Sette giorni fa, il 19 dicembre, alle 10:30 veniva pubblicato sulla versione online del Financial Times (il giorno dopo sarebbe uscito anche sulla versione cartacea) un articolo “natalizio” recante la firma (inusuale per la testata) di “Pope Benedict XVI. Il sito della Radio Vaticana ha riportato per intero il testo dell’articolo, mentre Massimo Introvigne ha scritto per La nuova Bussola Quotidiana un’acuta analisi di questo testo. Qui vogliamo offrire una traduzione italiana perché un più largo numero di persone possa fruire il testo.

 

«Rendere a Cesare ciò che è di ­Cesare e a Dio ciò che è di Dio» fu la risposta di Gesù quando fu interrogato circa la liceità del pagamento delle tasse. I suoi interlocutori, naturalmente, gli stavano tendendo una trappola. Volevano forzarlo a prendere parte nel dibattito – pieno di pesanti implicazioni politiche – sul dominio romano nella terra di Israele. La posta in palio era ben maggiore: se Gesù fosse stato veramente il Messia, lungamente atteso, avrebbe certamente avversato gli invasori romani. La domanda era quindi calibrata per esporlo in un caso o nell’altro come un ribelle al regime o come un collaborazionista.

La risposta di Gesù sposta accortamente il discorso su d’un piano più alto, prevenendo al contempo la politicizzazione della religione e la deificazione del potere temporale, per proseguire con l’implacato perseguimento della forza. Il suo uditorio necessitava che gli venisse ricordato che il Messia non è Cesare, e che Cesare non è Dio. Il regno che Gesù è venuto a stabilire è di un ordine radicalmente più alto. Come ha detto a Ponzio Pilato: «Il mio regno non è di questo mondo».

Le storie di Natale [nell’originale “stories”, non “tales” né “narratives”; come altrove, in tedesco, Benedetto XVI scrive “Geschichten” e non “Erzählungen”, n.d.r.] nel Nuovo Testamento sono pensate per trasmettere un messaggio simile. Gesù è nato durante un «censimento di tutta la terra» ordinato da Cesare Augusto, l’imperatore celebre per aver portato la Pax romana a tutte le terre sotto il dominio romano. Così questo bambino, nato in un oscuro e sperduto angolo dell’impero, doveva offrire al mondo una pace molto più grande, autenticamente universale nella portata, e trascendente ogni limitazione di spazio e di tempo.

Gesù ci è presentato come l’erede di re Davide, ma la liberazione che egli ha portato al suo popolo non aveva alcunché a che fare con tenere a bada eserciti nemici; si trattava di espugnare il peccato e la morte per sempre.

La nascita di Cristo [il link è quello riportato nell’originale, n.d.r.] ci provoca a riallineare le nostre priorità, i nostri valori, tutto il nostro stile di vita. Il Natale è indubbiamente un tempo di grande gioia, ma esso è pure un’occasione per una profonda riflessione, per un esame di coscienza perfino. Alla fine di un anno che ha significato difficoltà economica per molti, che cosa possiamo imparare dall’umiltà, dalla povertà, dalla semplicità del presepe?

Il Natale può essere il tempo in cui impariamo a leggere il Vangelo, a conoscere Gesù non solo come il bambino nella mangiatoia, ma come uno in cui riconosciamo quel Dio fatto uomo. È nel Vangelo che i cristiani trovano ispirazione per le loro vite quotidiane e per il loro coinvolgimento nelle faccende temporali – che siano la camera del Parlamento o il commercio. I cristiani non dovrebbero fuggire il mondo; dovrebbero invece impegnarsi in esso. Il loro coinvolgimento in politica ed economia, però, dovrebbe trascendere ogni forma di ideologia.

I cristiani combattono la povertà a partire da un riconoscimento della suprema dignità di ogni essere umano, creato a immagine di Dio e destinato alla vita eterna. Essi lavorano per una più equa condivisione delle risorse della terra a partire dalla convinzione che – come custodi della creazione di Dio – è nostro dovere prenderci cura di ciò che è più debole e più vulnerabile. I cristiani avversano avidità e sfruttamento a partire dalla convinzione che generosità e amore oblativo – come è insegnato e vissuto da Gesù di Nazaret – sono la via che conduce a pienezza di vita. La credenza nel destino trascendente di ogni essere umano sprona il compito della promozione di pace e giustizia per tutti.

Dato che questi obiettivi sono condivisi da moltissimi, è possibile una cooperazione molto fruttuosa tra i cristiani e gli altri. Certo, i cristiani rendono a Cesare solo quello che è di Cesare, e non quello che appartiene a Dio. I cristiani sono stati, a volte, lungo la storia, impossibilitati a ottemperare alle richieste fatte da Cesare. Dal culto dell’imperatore della Roma antica ai regimi totalitarî del secolo scorso, Cesare ha provato a prendere il posto di Dio. Quando i cristiani rifiutano di prostrarsi davanti ai falsi dèi proposti oggi, ciò non è a causa di una visione del mondo antiquata. Anzi, è proprio perché essi sono liberi dalle costrizioni dell’ideologia e sono ispirati da una così nobile visione del destino umano che essi non possono essere collusi con alcunché lo mini.

In Italia molti presepi rappresentano come sfondo le rovine di antiche costruzioni romane. Questo mostra che la nascita del bambino Gesù segna la fine di un ordine antico, il mondo pagano, nel quale le richieste di Cesare risultava virtualmente incontestato. Ora c’è un nuovo re, che si regge non sulla forza delle armi, ma sul potere dell’amore.

Egli porta speranza a tutti quelli che, come lui stesso, vivono ai margini della società. Egli porta speranza a tutti quelli che sono esposti alle mutevoli fortune di un mondo precario. Dalla mangiatoia, Cristo ci chiama a vivere come cittadini del suo regno celeste – un regno che tutte le persone di buona volontà possono aiutare a costruire qui sulla terra.

 

L’autore è il Vescovo di Roma e l’autore de “L’infanzia di Gesù”

 

About Giovanni Marcotullio (156 Articles)
Nato a Pescara il 28 settembre 1984, ha conseguito la maturità classica presso il Liceo Ginnasio "G. D'Annunzio" in Pescara. Ha studiato Filosofia e Teologia a Milano, Chieti e Roma, conseguendo il titolo di Baccelliere in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Prosegue i suoi studi specializzandosi in Teologia e Scienze Patristiche presso l'Institutum Patristicum "Augustinianum" in Roma. Ha svolto attività di articolista e di saggista su testate locali e nazionali (come "Il Centro" e "Avvenire"), nonché sulle pagine della rivista internazionale di filosofia personalista "Prospettiva Persona", per la quale collabora anche in Redazione.
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