Nell’enciclica la soluzione alla crisi

La Caritas in Veritate ha un fondamentale valore sociale e politico. Lo ha affermato, intervenendo ieri alla Pontificia Università Lateranense di Roma, l’economista ed ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, il quale ha fornito la sua lettura personale riguardo alla crisi economica presentando “Uscita di sicurezza”, il suo ultimo libro edito da “Rizzoli”: «Non si può concepire – ha riflettuto l’ex ministro – un mondo dominato solo dalla finanza. Siamo apparentemente in una fase di tregua, ma essa non corrisponde alla situazione reale: il problema non è solo economico; è anzitutto sociale».
Riflessioni, queste ultime, condivise nell’ambito di un convegno organizzato dall’Aises, l’Accademia internazionale per lo sviluppo economico e sociale, che ha visto la partecipazione del suo presidente Valerio De Luca, oltre che del presidente dell’Istituto opere di religione, Ettore Gotti Tedeschi, del vescovo ausiliare di Roma e direttore della Pastorale Universitaria della diocesi capitolina, monsignor Lorenzo Leuzzi e infine del rettore dell’università Lateranense, monsignor Enrico Dal Covolo: «Questo libro – ha spiegato monsignor Dal Covolo – è il racconto di una crisi e dell’esperienza di essa, per uscire dalla quale il punto di riferimento resta l‘enciclica Caritas in Veritate, arrivata al momento opportuno e che, come un raggio di sole, squarcia le tenebre più oscure sostenendo che al centro dell’economia deve esserci la persona umana».
Tornando a Tremonti, l’economista ha dapprima distinto il contesto di crisi europeo da quello americano soffermandosi, poi, al trilione di euro iniettato a sostegno dalla Bce, la Banca centrale europea: «Nessuno – ha osservato l’economista – ha posto la domanda del perché dell’intervento. Ha evitato il “credit crunch” (la stretta del credito, ndr), ma non ci si è posti la domanda del perché il sistema bancario sia arrivato al credit crunch. Ci sono aspetti che devono essere oggetto di una profonda riflessione politica a livello europeo».
Quindi, a detta di Giulio Tremonti, il mercato finanziario comune sarebbe in serio rischio, compromesso com’è dalla localizzazione dei debiti che alla lunga provocherebbe la fuoriuscita dal mercato unico: «Nessuno – ha lamentato l’ex ministro del Governo Berlusconi – compera più i titoli degli altri Paesi. La crisi nasce dalla finanza, si sposta sugli Stati, poi sulla Bce, ma il problema vero è: quali strutture sociali sono adatte al tempo che viviamo?».
E a tal proposito una possibile risposta risolutiva, l’economista, è già in gradi di fornirla: «Le regole necessarie – ha precisato Giulio Tremonti – sono semplici e chiare: le banche devono fare attività di finanziamento della produzione e non possono fare speculazione. I derivati sono un’invenzione diabolica degli ultimi tempi; nati con funzione assicurativa sono degenerati in mero strumento speculativo. La definizione di un codice di regole è la questione fondamentale, noi abbiano molto cosmos ma poca polis. Su questo dobbiamo riflettere e su questo la Caritas in Veritate offre molteplici spunti».
Di questi tempi, inoltre, non si può non approfondire il tema della rete sulla quale creare volumi di ricchezza capaci di sovrastare la ricchezza reale dando vita ad una nuova ideologia, quella del mercatismo secondo la quale noi dobbiamo riconquistare la fiducia nei mercati: «Ma non siamo noi – ha concluso Tremonti – che dobbiamo conquistare la fiducia dei mercati; sono i mercati che devono conquistare la nostra. È vero, non si può produrre più deficit che Pil, ma la crisi non è una buona ragione per demolire il nostro sistema di welfare. Non possiamo abdicare al dovere di garantire strutture sociali ai poveri».
Grazie innanzitutto Gianni. La tua vintegta e8 altrettanto significativa, spesso non comprendiamo i segnali che la vita ci manda perche8 per farlo bisogna impegnarsi un po\’ di pif9, preferiamo invece dare troppo adito ad uno stile di vita piuttosto superficiale. :-/un abbraccio