L’Europa non ammette i diritti del nascituro

Non è stata autorizzata la firma degli eurodeputati sulla dichiarazione “sui diritti del nascituro”, in quanto non ricadente nelle competenze dell’Unione Europea. Con questo scarno comunicato la presidenza dell’Europarlamento di Strasburgo ha rispedito al mittente un documento firmato da deputati di svariate nazionalità, con in testa l’italiano Sergio Silvestri, come Anna Zaborska, Carlo Casini, Gianluca Susta, Hannu Takkula. Se la nota fosse stata sottoscritta dalla maggioranza dei deputati, la stessa sarebbe divenuta la posizione ufficiale del Parlamento europeo in materia, invece non se ne farà nulla.
Eppure nel testo si segnalano dati importanti, forse scottanti, come quello che in Europa vede verificarsi un’interruzione di gravidanza ogni 26 secondi, ovvero 3.309 aborti al giorno, per un totale di 1.207.700 l’anno. Secondo la nota, le ragioni per cui le donne ricorrerebbero alla pratica sarebbero da ricondurre a disagi sociali, economici o personali. E ancora, si legge nella nota: “Il nascituro è un essere umano e merita ogni tutela da parte di istituzioni e reti di protezione sociale. L’interruzione di gravidanza, con qualunque tecnica adottata, rappresenta un trauma per la donna e una scelta dalla quale non è possibile recedere”.
Insomma, seppure in sordina, la pattuglia di coraggiosi parlamentari europei, avrebbe potuto ottenere il riconoscimento ufficiale del diritto alla vita, fin dai primi giorni dal concepimento. La dichiarazione congiunta, dopo alcune note introduttive, avrebbe invitato la Commissione europea ad elaborare una relazione che mettesse a fuoco cause e conseguenze connesse all’aborto, proponendo soluzioni utili a prevenire il ricorso all’interruzione di gravidanza nonché supportando psicologicamente le donne che vi avessero fatto ricorso.
Inoltre, l’Esecutivo e gli Stati membri sarebbero stati invitati ad attivare strumenti più adeguati allo svolgimento di attività educative sul rispetto della vita, in ambito scolastico e sui mezzi d’informazione . Se il testo avesse ottenuto la maggioranza delle firme, dei 754 deputati europei, avrebbe inoltre chiesto ai Paesi comunitari l’elaborazione di sistemi d’aiuto alla gravidanza per esaminare, nel rispetto della dignità e della riservatezza della donna, le possibili soluzioni ai problemi posti in essere, aiutandola a rimuovere le cause che la porterebbero all’aborto, mettendola poi in grado di far valere i propri diritti di lavoratrice e madre, promuovendo ogni intervento atto a sostenerla e, infine, offrendole ogni aiuto necessario durante la gravidanza e dopo il parto.
Ma tutto questo, al momento, non avverrà perché il Parlamento ha preferito glissare su una questione spinosa, ma pur sempre determinante, rinviata al prossimo rinvio. Ma si sa, in questi tempi di crisi per gli europei, la vita ha un prezzo ancora troppo alto.